{"id":79214,"date":"2021-04-30T17:00:00","date_gmt":"2021-04-30T08:00:00","guid":{"rendered":"https:\/\/voyapon.com\/it\/?p=79214"},"modified":"2021-04-28T21:43:26","modified_gmt":"2021-04-28T12:43:26","slug":"esperienze-giapponesi-tradizionali-hamamatsu","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/voyapon.com\/it\/esperienze-giapponesi-tradizionali-hamamatsu\/","title":{"rendered":"Esperienze Giapponesi Tradizionali a Hamamatsu, vicino sia a Tokyo che a Kyoto"},"content":{"rendered":"\n
Nella cultura tradizionale giapponese, le montagne hanno sempre avuto una profonda connessione spirituale con la popolazione. Bellezza e mistero convivono nei boscosi monti del Giappone<\/strong>, dimora delle migliaia di divinit\u00e0 riconosciute dalla religione shintoista. Ma non \u00e8 necessario credere nello Shinto per trarne beneficio: qualunque anima stremata da uno degli anni pi\u00f9 difficili della storia recente pu\u00f2 trovare conforto nel dono della natura offerto dalle montagne.<\/p>\n\n\n\n Proprio per questo mi \u00e8 sembrata una buona idea rifugiarmi con la mia famiglia tra i monti di Shizuoka, per una breve pausa dalla routine della vita a Tokyo durante la pandemia. La nostra meta era Hamamatsu<\/strong>, una citt\u00e0 che si estende dalle montagne lussureggianti all\u2019Oceano Pacifico, lungo le coste settentrionali e orientali del Lago Hamana<\/strong>, il decimo lago pi\u00f9 grande del Giappone. Ci siamo \u201caccampati\u201d ad Atagoya<\/a>, una tradizionale kominka<\/em> ristrutturata, risalente a circa un secolo fa. La casa \u00e8 stata negli anni una residenza privata e un ristorante, ma ora viene affittata come alloggio per famiglie o gruppi fino a quindici persone.<\/p>\n\n\n\n La proprietaria Michio Hayashi ci ha fatto fare un tour della casa, che include un enorme ofuro<\/em> in legno di cipresso<\/strong> che pu\u00f2 accomodare tranquillamente due persone, un proiettore LCD con accesso gratuito a Netflix e altri servizi di streaming online e al piano superiore un\u2019area notte in tatami con spazio e accessori sufficienti per tutti i membri del gruppo. Sia all\u2019interno che all\u2019esterno ci sono altri spazi per rilassarsi, inclusa un\u2019area per il barbeque<\/strong> sul retro e una sala luminosa con comodi divani su cui distendersi. La cucina \u00e8 ampia, con tutto lo spazio necessario per preparare i pasti in gruppo, e dotata di un grande frigorifero per contenere il cibo e le bevande che possono servire per un weekend di vacanza.<\/p>\n\n\n\n Atagoya \u00e8 semplicemente la ciliegina sulla torta del paesaggio che la circonda. Appena al di l\u00e0 della strada, scorre limpido il fiume Atago<\/strong>, dalla sua sorgente in cima alla montagna. Le acque basse e la corrente leggera lo rendono perfetto per una nuotata nei mesi pi\u00f9 caldi dell\u2019anno. Per chi vuole approfittarne, c\u2019\u00e8 una doccia esterna vicino al barbeque.<\/p>\n\n\n\n La zona \u00e8 comunque un rifugio ristoratore anche all\u2019inizio della primavera, ottima per fare lunghe passeggiate, gironzolare o esplorare i dintorni. I miei familiari di solito non amano alzarsi presto, ma non \u00e8 stato difficile convincerli a unirsi a me per delle camminate mattutine poco dopo l\u2019alba, per godersi la natura.<\/p>\n\n\n\n Non lontani da Atagoya si trovano due dei maggiori siti spirituali di Hamamatsu<\/strong>, entrambi imponenti seppur totalmente diversi l\u2019uno dall\u2019altro. La nostra prima tappa \u00e8 stato l\u2019Akihasan Hongu Akiha Jinja (\u79cb\u8449\u5c71\u672c\u5bae\u79cb\u8449\u795e\u793e)<\/strong>, che d\u2019ora in poi chiamer\u00f2 semplicemente Akiha Jinja. \u00c8 il tempio principale, dedicato alla divinit\u00e0 protettrice dal fuoco<\/strong>. Si trova all\u2019estremit\u00e0 meridionale dei Monti Akaishi, a monte del fiume Tenryu, ed \u00e8 spesso meta di pellegrini che desiderano proteggersi dal fuoco e controllarlo. <\/p>\n\n\n\n I pi\u00f9 attenti conoscitori di Tokyo avranno notato che i kanji<\/em> di Akiha sono gli stessi usati nel nome di un famoso quartiere della capitale, Akihabara (\u79cb\u8449\u539f)<\/strong>. Questo perch\u00e9 proprio ad Akihabara venne costruita nell\u2019Epoca Meiji una delle succursali di questo santuario, in modo che gli abitanti di Tokyo potessero pregare per la protezione dai frequenti incendi che devastavano la citt\u00e0 (in seguito venne ricollocato nel distretto di Taito).<\/p>\n\n\n\n C\u2019\u00e8 un santuario anche ai piedi del Monte Akiha, ma il vero spettacolo \u00e8 il santuario sulla cima, dove dimora la divinit\u00e0. Siamo saliti partendo dal parcheggio, passando sotto un enorme torii<\/em> di metallo e percorrendo una scalinata che sale attraverso un bosco di cedri antichi. La strada per arrivare al parcheggio era ripida e a tratti rischiosa: questo mi ha fatto pensare con stupore alla determinazione degli antichi pellegrini, che scalavano la montagna per raggiungere a piedi il santuario superiore. Al giorno d’oggi, il sentiero che unisce i due santuari \u00e8 molto frequentato dagli escursionisti ed \u00e8 percorribile in circa due ore di camminata, salendo per circa 750 metri di dislivello. <\/p>\n\n\n\n In cima alla scalinata ci attendeva Inuzuka-san, uno dei sacerdoti del santuario, per farci da guida. Per via del COVID, al momento non viene usato il chozuya<\/em> (fontana per le abluzioni) che si trova all\u2019entrata dei santuari shintoisti. In alternativa, i visitatori usano una pietra focaia per generare una scintilla, simbolo di purificazione, proprio come l\u2019acqua. E allo stesso tempo, un possibile richiamo alla divinit\u00e0 del fuoco che qui viene venerata.<\/p>\n\n\n\n La divinit\u00e0 del santuario \u00e8 una divinit\u00e0 potente, perci\u00f2 i samurai erano soliti recarsi qui a pregare <\/strong>prima di andare in battaglia. E dopo la battaglia vi facevano ritorno per offrire alla divinit\u00e0 un tributo in denaro oppure una spada o altri oggetti in loro possesso. Di conseguenza, l\u2019Akiha Jinja ha una collezione di katana e altre armi dell’epoca dei samurai <\/strong>che farebbe piangere di gioia qualunque appassionato di storia bellica giapponese. La collezione comprende anche una katana appartenuta al daimyo<\/em> Takeda Shingen, detto la \u201cTigre di Kai\u201d, e altri incredibili pezzi risalenti al Periodo Kamakura (1185-1333), considerati Beni Culturali di Importanza Nazionale<\/strong>.<\/p>\n\n\n\n Uno dei momenti migliori per far visita all\u2019Akiha Jinja e assistere a un\u2019esperienza tradizionale \u00e8 a dicembre, in occasione dello <\/em>Himatsuri<\/em>, il festival del fuoco<\/strong>. Nella notte del 16 dicembre vengono eseguite tre danze tradizionali, utilizzando l\u2019arco, la spada e il fuoco stesso. Prima delle danze, dei coraggiosi volontari si esibiscono con fuochi d\u2019artificio giapponesi tradizionali<\/strong>, tenendoli in mano mentre sparano in aria fiamme e scintille che arrivano a metri d\u2019altezza.<\/p>\n\n\n\n Se lo Himatsuri<\/em> \u00e8 il massimo dell’emozione che ci si pu\u00f2 aspettare da un tempio shintoista, al Tempio Hoko-ji <\/a>invece ci attende qualcosa di totalmente diverso Come nel caso dell’Akiha Jinja, il tempio \u00e8 raggiungibile dal parcheggio tramite un sentiero tra i boschi. Camminando, ci si sente come osservati da centinaia di occhi\u2026 ed effettivamente \u00e8 cos\u00ec! Lungo il sentiero sono collocate pi\u00f9 di 500 statue di pietra<\/strong> raffiguranti discepoli buddhisti; si dice che, guardando attentamente, si possa sempre trovarne una che ci somiglia. Molte delle statue sono cos\u00ec vecchie da risalire a prima dell\u2019incendio che distrusse gran parte del tempio nel 1887, mentre altre sono state aggiunte piuttosto recentemente. Noriyama-san, il monaco che ci ha fatto da guida nel tempio, ci ha scherzosamente fatto notare che il numero di discepoli aumentava regolarmente con la comparsa di nuove statue.<\/p>\n\n\n\n Anche il Tempio Hoko-ji \u00e8 conosciuto come luogo in cui pregare per la protezione dal fuoco, ma per motivi diversi dall\u2019Akiha Jinja. L\u2019incendio che ha distrutto il tempio nel 1887 ha risparmiato soltanto due edifici, uno dei quali commemora una figura leggendaria conosciuta come Hansobo. Si dice che Hansobo, oltre 1300 anni fa, abbia aiutato il maestro Zen fondatore del tempio a sopravvivere a una tempesta mentre attraversava il mare rientrando dalla Cina. Hansobo, quindi, aveva gi\u00e0 una reputazione di protettore, che fu per\u00f2 rinsaldata definitivamente quando il suo memoriale sopravvisse miracolosamente alle fiamme.<\/p>\n\n\n\n Oltre a essere un luogo piacevole con un\u2019architettura incredibile, lo Hoko-ji offre due esperienze insolite che lo rendono interessante per chi \u00e8 curioso riguardo al buddismo Zen<\/strong>. Al tempio, infatti, \u00e8 possibile partecipare a una pratica di meditazione zazen <\/em><\/strong>di circa un\u2019ora. Il programma \u00e8 rivolto ai principianti, con un monaco che gentilmente spiega le basi della meditazione zazen<\/em>, incluso come stare seduti e su cosa meditare. La meditazione vera e propria dura una quindicina di minuti, durante i quali un monaco sorveglia i partecipanti brandendo un lungo \u201cbastone di incoraggiamento\u201d (lo ha definito lui cos\u00ec, non io). Se una persona perde la concentrazione o si addormenta durante la meditazione, il monaco la colpisce sulla schiena per riportarla alla pratica. Il nostro istruttore afferma ridendo di colpire i partecipanti con un terzo della forza delle bastonate che riceveva durante il suo addestramento e che gli lasciavano la schiena ammaccata e sanguinante dopo una lunga giornata di \u201cincoraggiamenti\u201d.<\/p>\n\n\n\n Un\u2019altra esperienza Zen disponibile allo Hoko-ji \u00e8 lo shojin ryori<\/em>, il cibo vegano mangiato dai monaci buddisti <\/strong>e dal personale che risiede all\u2019interno del tempio. Anche se siete degli amanti della carne e la cucina vegana non vi attira, quella del tempio ha qualcosa di speciale. Probabilmente avrete gi\u00e0 sentito parlare della “carne-non-carne” come alternativa vegetariana. Ebbene, lo Hoko-ji serve un equivalente “unagi<\/em>-non-unagi<\/em>“. \u00c8 proprio come pensate: il piatto ha lo stesso aspetto, consistenza e gusto della famosa anguilla del Lago Hamana<\/strong>, grigliata con una salsa dolce, ma con ingredienti interamente di origine vegetale. C\u2019\u00e8 anche un \u201csashimi\u201d fatto con il konyaku<\/em> e servito con cipollotto e salsa di soia: giuro che ha l\u2019aspetto e il gusto della ricciola. In tutto, accompagnati da riso, sottaceti e zuppa di miso, vengono serviti sei piatti, che vanno dalla finta carne alle normali verdure e al tofu. Si tratta probabilmente del modo pi\u00f9 squisito per sperimentare il buddismo Zen in Giappone.<\/p>\n\n\n\n Per la successiva esperienza tradizionale, siamo rientrati in citt\u00e0 a Hamamatsu. In un quartiere tranquillo, a una decina di minuti dalla stazione di Hamakita, la Meijiya Shoyu<\/strong> porta avanti dal 1875 l\u2019arte tradizionale della produzione di salsa di soia<\/strong>. Al giorno d\u2019oggi, circa il 99% della salsa di soia in Giappone \u00e8 prodotta in serbatoi sterili di acciaio inossidabile. Si tratta, tuttavia, di un cibo fermentato, realizzato con l\u2019aiuto di batteri e muffe che si sviluppano al meglio nei kioke<\/em>, le botti di legno in cui veniva tradizionalmente prodotta la salsa di soia. Il mix unico di batteri ben\u00e8fici conferisce ai prodotti di ogni laboratorio, e perfino ai singoli lotti, un gusto unico e complesso che non si pu\u00f2 ottenere con la produzione in massa industriale.<\/p>\n\n\n\n Come ci ha spiegato il produttore, la salsa di soia \u00e8 un prodotto semplice, fatto solo con fagioli di soia, grano, sale, acqua e un agente fermentante detto koji<\/em>. Ciascun ingrediente deve ovviamente essere di alta qualit\u00e0 (tutti gli ingredienti di Meijiya sono di provenienza giapponese, tranne il sale che viene dalle acque dell\u2019Australia e del Golfo del Messico), ma sono i batteri che vivono nelle botti e tra le mura dello stabilimento stesso i responsabili per l\u2019indescrivibile gusto umami<\/em> <\/strong>della salsa. Gli ingredienti fermentano nella botte per un anno e mezzo, un tempo ampiamente sufficiente per mescolarsi con i batteri che infondono nella salsa dei sapori unici.<\/p>\n\n\n\n Da Meijiya i visitatori possono sperimentare in prima persona le fasi finali del procedimento e produrre una propria bottiglietta di salsa di soia. Si parte dall’estrazione della salsa dal moromi<\/em> fermentato semi-solido, attraverso diversi strati di tessuto. In fabbrica vengono pressati trecento strati alla volta, noi abbiamo depositato tre strati di moromi<\/em> su del tessuto leggero, per poi spremerlo con una pressa manuale. Schiacciando pi\u00f9 volte con tutte le nostre forze, da quella sostanza marrone viscosa e appiccicosa abbiamo estratto circa 100ml di salsa di soia fermentata in botte<\/strong>, densa e saporita. Il responsabile ha portato per ognuno di noi un cubetto di tofu da condire con la nostra salsa fatta a mano. Non esistono parole adatte per descrivere la differenza tra la salsa di soia fermentata nelle botti e quella prodotta in ambiente sterile. Se non dire che \u00e8 semplicemente migliore. I sapori sono pi\u00f9 profondi e complessi, senza quel gusto salato che ha la salsa di soia invecchiata solo per tre, massimo sei mesi. <\/p>\n\n\n\n Nello stabilimento c\u2019\u00e8 anche un piccolo negozio dove si possono acquistare prodotti come la salsa per il tonkatsu<\/em> o altri tipi di salse. L\u2019esperienza include anche un tour dello stabilimento, ma assicuratevi di non aver mangiato del natto<\/em> (il natto<\/em> rovina i batteri koji<\/em> che vivono nella fabbrica) e di prenotare almeno 10 giorni prima<\/a>.<\/p>\n\n\n\n Mentre eravamo in citt\u00e0, abbiamo deciso di provare un\u2019altra delle tradizioni speciali di Hamamatsu: i gyoza<\/em>! I primi ristoranti di ravioli gyoza<\/em> comparvero a Hamamatsu nel Periodo Taisho all’inizio del ventesimo secolo, ricevendo un\u2019accoglienza entusiasta. Attualmente, esistono oltre 300 strutture a Hamamatsu che servono gyoza<\/em>. Nel 2020, Hamamatsu \u00e8 stata proclamata la citt\u00e0 con il pi\u00f9 alto consumo di gyoza<\/em> del Giappone, spodestando Utsunomiya nella prefettura di Tochigi dal trono di \u201cCapitale Giapponese dei Gyoza\u201d<\/strong>. Per i fan irriducibili di questi ravioli, la Hamamatsu Gyoza Society fornisce una mappa con una selezione di 190 locali. Non vi consiglio di provarli tutti in un unico viaggio, ma potete assaggiare diversi tipi di gyoza<\/em> al Gyoza Festival<\/strong>, che solitamente si tiene ogni anno a novembre (coronavirus permettendo). <\/p>\n\n\n\n Con cos\u00ec tanti ristoranti da cui scegliere, abbiamo deciso di puntare al meglio. Ishimatsu Gyoza<\/strong> \u00e8 tra i preferiti degli abitanti di Hamamatsu dal 1953 e ha un\u2019ampia sede principale vicino a Meijiya Shoyu. Entrando, noterete subito la grande parete con gli autografi e le dediche delle celebrit\u00e0 e capirete di essere nel posto giusto.<\/p>\n\n\n\n Qui i gyoza<\/em> vengono serviti disposti a cerchio, proprio come escono dalla padella. Il buco al centro \u00e8 riempito di germogli saltati, che a quanto pare si abbinano bene ai <\/em>ravioli. Riempite il piattino per intingerli con della salsa di soia e una goccia di olio piccante e dateci dentro! Io e mia figlia abbiamo condiviso un piatto da venti e sono andati gi\u00f9 cos\u00ec tranquillamente che avrei potuto mangiarne altri. Abbiamo assaggiato anche un piatto di ravioli al vapore con della salsa ponzu<\/em> agrumata e del riso saltato, a completare il pasto. Avevo gi\u00e0 assaggiato i gyoza<\/em> della precedente \u201ccapitale\u201d, Utsunomiya, ma non avevano soddisfatto del tutto i miei gusti: quelli di Hamamatsu, invece, sono davvero notevoli.<\/p>\n\n\n\n Hamamatsu \u00e8 talmente vicina a Tokyo e a Kyoto con lo shinkansen da essere un\u2019ottima aggiunta all\u2019itinerario, se vi capita di soggiornare in una delle due citt\u00e0. Se state usando il Japan Rail Pass<\/a>, una tappa a Hamamatsu tra Tokyo e Kyoto non vi costa letteralmente nulla. <\/p>\n\n\n\n<\/figure><\/div>\n\n\n\n
La stazione di Hamamatsu si trova lungo la linea Tokaido Shinkansen che unisce Tokyo e Kyoto<\/strong>. Dista dalle due citt\u00e0 rispettivamente 90 e 60 minuti di treno ad alta velocit\u00e0, il che la rende un\u2019ottima alternativa alle tipiche destinazioni turistiche.<\/p>\n\n\n\nAffittare una Spaziosa Casa Tradizionale Giapponese ad Atagoya<\/strong><\/h2>\n\n\n\n
<\/figure><\/div>\n\n\n\n
<\/figure><\/li>
<\/figure><\/li><\/ul><\/figure>\n\n\n\n
<\/figure><\/li>
<\/figure><\/li>
<\/figure><\/li>
<\/figure><\/li><\/ul><\/figure>\n\n\n\n
<\/figure><\/li>
<\/figure><\/li><\/ul><\/figure>\n\n\n\n
L\u2019Akihasan Hongu Akiha Jinja e il suo legame con i Samurai<\/strong><\/h2>\n\n\n\n
<\/figure><\/div>\n\n\n\n
<\/figure><\/li>
<\/figure><\/li>
<\/figure><\/li>
<\/figure><\/li>
<\/figure><\/li>
Un\u2019Esperienza di Zen Giapponese Tradizionale al Tempio Hoko-ji<\/strong><\/h2>\n\n\n\n
<\/figure><\/li>
<\/figure><\/li>
<\/figure><\/li><\/ul><\/figure>\n\n\n\n
<\/figure><\/li>
<\/figure><\/li>
<\/figure><\/li><\/ul><\/figure>\n\n\n\n
<\/figure><\/li>
<\/figure><\/li>
<\/figure><\/li>
<\/figure><\/li>
<\/figure><\/li><\/ul><\/figure>\n\n\n\n
Salsa di Soia “Fai da Te” da Meijiya Shoyu<\/h2>\n\n\n\n
<\/figure><\/li>
<\/figure><\/li>
<\/figure><\/li>
<\/figure><\/li>
<\/figure><\/li><\/ul><\/figure>\n\n\n\n
<\/figure><\/div>\n\n\n\n
<\/figure><\/li>
<\/figure><\/li>
<\/figure><\/li><\/ul><\/figure>\n\n\n\n
Hamamatsu: la Capitale Giapponese dei Gyoza<\/strong><\/h2>\n\n\n\n
<\/figure><\/li>
<\/figure><\/li><\/ul><\/figure>\n\n\n\n
<\/figure><\/li>
<\/figure><\/li><\/ul><\/figure>\n\n\n\n
Includere Hamamatsu nell’Itinerario di Viaggio in Giappone<\/strong><\/h2>\n\n\n\n