{"id":81872,"date":"2022-02-17T18:29:34","date_gmt":"2022-02-17T09:29:34","guid":{"rendered":"https:\/\/voyapon.com\/it\/?p=81872"},"modified":"2022-02-17T18:29:36","modified_gmt":"2022-02-17T09:29:36","slug":"come-dire-si-e-no-in-giapponese","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/voyapon.com\/it\/come-dire-si-e-no-in-giapponese\/","title":{"rendered":"Come Dire S\u00ec e No in Giapponese"},"content":{"rendered":"\n

Anche solo per dire “s\u00ec<\/strong>“, nella lingua giapponese<\/a> troviamo un’intera gamma di espressioni, da usare a seconda della propria posizione nei confronti dell’interlocutore e del livello di confidenza e formalit\u00e0 della conversazione. Quanto al dire \u201cno<\/strong>\u201d, la parola esiste sicuramente in giapponese, ma il suo uso viene spesso evitato a favore di espressioni pi\u00f9 indirette. Come si fa a dire di no senza dirlo effettivamente e che significato hanno queste due paroline, “s\u00ec” e “no”, nello spirito giapponese?<\/p>\n\n\n\n

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Hai<\/em> (s\u00ec) e iie<\/em> (no) scritti in hiragana<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Come si Dice S\u00ec in Giapponese?<\/h2>\n\n\n\n

“S\u00ec” in giapponese \u00e8 \u306f\u3044<\/strong> (hai<\/em><\/strong>), ma spesso sentirete dire \u308f\u304b\u308a\u307e\u3057\u305f<\/strong> (wakarimashita<\/em><\/strong>), che letteralmente significa “ho capito” o in senso lato “va bene, d’accordo”. In contesti pi\u00f9 informali \u00e8 accettabile anche OK\u3067\u3059<\/strong> (okkee desu<\/em>; “okay”) e, soprattutto tra amici, si pu\u00f2 dire semplicemente \u3048\u3048<\/strong> (ee<\/em><\/strong>).<\/p>\n\n\n\n

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\u00c8 comune sentire anche \u5927\u4e08\u592b\u3067\u3059 <\/strong>(daij\u014d<\/em><\/strong>bu desu<\/em><\/strong>), un modo educato per dire “s\u00ec, va bene, nessun problema”, o \u306f\u3044\u3001\u305d\u3046\u3067\u3059<\/strong> (hai, s\u014d desu<\/em><\/strong>) che significa letteralmente “s\u00ec, \u00e8 cos\u00ec”. Si pu\u00f2 anche annuire e acconsentire con un \u3069\u3046\u305e<\/strong> (d\u014dzo<\/em><\/strong>), come a dire “prego” o “fai pure”. Attenzione, per\u00f2: daij\u014d<\/em><\/strong>bu <\/em><\/strong>\u00e8 usato anche per rifiutare qualcosa che viene offerto, come a dire “sono a posto cos\u00ec”, quindi pu\u00f2 significare “s\u00ec” o “no” a seconda del contesto.<\/p>\n\n\n\n

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La parola daij\u014dbu<\/em>” si scrive con questi tre kanji<\/em>.<\/figcaption><\/figure><\/div>\n\n\n\n

Durante la conversazione, \u00e8 buona norma rassicurare il parlante della nostra attenzione e comprensione, usando al momento opportuno l’espressione \u305d\u3046<\/strong> o \u305d\u3046\u305d\u3046<\/strong> (s\u014d<\/em><\/strong> o s\u014ds\u014d<\/em><\/strong>; , “s\u00ec”, “chiaro”). Le discussioni informali sono punteggiate da simili espressioni <\/strong>dette aizuchi <\/em>(\u76f8\u69cc): le pi\u00f9 comuni sono \u3046\u3093<\/strong> (un<\/strong><\/em>) che \u00e8 un “gi\u00e0…” di conferma, \u3042\u3042<\/strong> (aa<\/em><\/strong>) che significa “ah, capisco\u2026” e \u3048\u30fc<\/strong> (ee <\/em><\/strong>; “davvero?!”) che esprime sorpresa o meraviglia.<\/p>\n\n\n\n

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Per esprimere sorpresa in una conversazione in giapponese, generalmente si usa l’espressione “eee<\/em>“.<\/figcaption><\/figure><\/div>\n\n\n\n

In conversazioni pi\u00f9 educate o formali, si trover\u00e0 \u305d\u3046\u3067\u3059<\/strong> (s\u014d desu<\/em><\/strong>; letteralmente “s\u00ec, \u00e8 cos\u00ec”), o pi\u00f9 raramente, con un livello di cortesia ancora pi\u00f9 elevato, l’espressione del linguaggio onorifico<\/a> \u305d\u3046\u3067\u3054\u3056\u3044\u307e\u3059<\/strong> (s\u014d de gozaimasu<\/em><\/strong>). Per esprimere sorpresa in modo cortese, invece, si pu\u00f2 usare \u305d\u3046\u3067\u3059\u304b<\/strong> (s\u014d desu ka?<\/em><\/strong>), che suona come “ah, davvero?”.<\/p>\n\n\n\n

Come (Non) Dire di No e Rifiutare Educatamente in Giapponese<\/h2>\n\n\n\n

La parola che corrisponde a “no” in giapponese \u00e8 \u3044\u3044\u3048<\/strong> (iie<\/em><\/strong>), o in versione pi\u00f9 colloquiale \u3044\u3084<\/strong> (iya<\/strong><\/em>). Ma dire “no” \u00e8 generalmente considerato troppo diretto e scortese per i giapponesi<\/strong>. <\/p>\n\n\n\n

Per rifiutare educatamente, potete anche dire \u7d50\u69cb\u3067\u3059<\/strong> (kekk\u014d desu<\/em><\/strong>), che significa “no grazie, a posto cos\u00ec”, scuotendo timidamente le mani davanti s\u00e9. L’espressione \u3046\u30fc\u3093<\/strong> (uun<\/em><\/strong>, “hmm”) invece esprime il rifiuto in modo pi\u00f9 delicato. Meno intuitivo ma molto comune \u00e8 \u3061\u3087\u3063\u3068<\/strong> (chotto<\/em><\/strong>), che letteralmente significa “un po’” e viene spesso usato per rifiutare qualcosa (un invito, per esempio). La parola viene pronunciata lasciandola in sospeso, come se la frase non fosse terminata, nella speranza che l’interlocutore intuisca da s\u00e9 che \u00e8 un po’… difficile (ovvero, che non ci \u00e8 possibile accettare).<\/p>\n\n\n\n

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Chotto<\/em> (un po’) \u00e8 un modo educato per rifiutare in giapponese.<\/figcaption><\/figure><\/div>\n\n\n\n

I rifiuti sono spesso accompagnati da una delle espressioni pi\u00f9 usate in Giappone: \u3059\u307f\u307e\u305b\u3093<\/strong> (sumimasen<\/em><\/strong>), che significa “scusami\u2026” o “mi dispiace”<\/a>. Un rifiuto diretto \u00e8 \u3059\u307f\u307e\u305b\u3093\u3001\u3061\u3087\u3063\u3068\u3067\u304d\u307e\u305b\u3093<\/strong> (sumimasen, chotto dekimasen<\/em><\/strong>) che significa “Scusa, ma non posso proprio farlo”. Altrettanto categorica \u00e8 l’espressione \u3060\u3081\u3067\u3059<\/strong> (dame desu<\/em><\/strong>) per dire “impossibile” o “\u00e8 vietato”, pronunciata con le braccia incrociate davanti a s\u00e9.<\/strong><\/p>\n\n\n\n

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Le braccia incrociate davanti a s\u00e9 e la parola “Dame!<\/em>” significano “Non si pu\u00f2!”<\/figcaption><\/figure><\/div>\n\n\n\n

Nel mondo del lavoro, si usano una serie di frasi cariche di sottintesi, che permettono di rispettare i canoni di cortesia della societ\u00e0 giapponese. Alcune espressioni indicano che la situazione \u00e8 delicata, come \u96e3\u3057\u3044\u3067\u3059\u306d<\/strong> (muzukashii desu ne<\/em><\/strong>; “\u00e8 complicato”), seguita da un silenzio carico di significato. Altre indicano che non \u00e8 possibile rispondere subito, che bisogner\u00e0 riflettere sulla questione, come \u8003\u3048\u3066\u304a\u304d\u307e\u3059<\/strong> (kangaete okimasu<\/strong><\/em>; “ci penser\u00f2”), oppure \u691c\u8a0e\u3057\u307e\u3059<\/strong> (kent\u014d shimasu<\/em><\/strong>; “ne terr\u00f2 conto”) , e infine \u52aa\u529b\u3057\u3066\u307f\u307e\u3059<\/strong> (doryoku shite mimasu<\/em><\/strong>) che significa “far\u00f2 il possibile”. Si pu\u00f2 anche fare riferimento ai propri superiori o a una terza persona da consultare, oppure appellarsi a un elemento esterno, sottolineando il fatto che si tratta di qualcosa che \u00e8 indipendente dalla nostra volont\u00e0. <\/p>\n\n\n\n

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Un rifiuto pu\u00f2 essere accompagnato dal linguaggio del corpo, come per esempio il gesto di sventolare la mano di fronte al viso. La gestualit\u00e0 pu\u00f2 servire anche a esprimere il disagio nel dover rifiutare, mettendo una mano dietro la testa, adottando un’espressione dispiaciuta o agitando le mani con i palmi in avanti.<\/p>\n\n\n\n

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Alcuni gesti che possono indicare un rifiuto in Giappone.<\/figcaption><\/figure><\/div>\n\n\n\n

Perch\u00e9 i Giapponesi Non Dicono Mai “No”?<\/h2>\n\n\n\n

In realt\u00e0 i giapponesi non dicono mai veramente di no, o meglio, lo dicono ma non espressamente<\/strong>. L’obiettivo \u00e8 mantenere l’armonia, non esprimendosi troppo direttamente<\/strong> per evitare di offendere o turbare l’altra persona. Come in molti paesi asiatici, un rifiuto troppo diretto \u00e8 considerato socialmente inaccettabile.<\/p>\n\n\n\n

Grazie all’uso di codici di comunicazione riconosciuti dall’interlocutore, il sottotesto viene compreso da tutti<\/strong>. Conformarsi ognuno allo stesso codice, permette la comprensione reciproca e l’armonia sociale<\/strong>.<\/p>\n\n\n\n

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Quando si tratta di rifiutare qualcosa, quindi, le risposte dei giapponesi a prima vista possono sembrare ambigue<\/strong>. Cercano di cambiare argomento, di evitare o raggirare la questione, o di chiudere delicatamente la discussione<\/strong>.<\/p>\n\n\n\n

In giapponese, la parola “s\u00ec” \u00e8 accompagnata da una serie di interiezioni e formule di cortesia. Il “no” diretto, invece, non \u00e8 socialmente accettato. Il pi\u00f9 delle volte viene comunicato attraverso eufemismi ed espressioni di cortesia. Pertanto, la risposta non viene espressa tanto a parole, quanto tramite il contesto della conversazione<\/strong>. \u00c8 tutta una questione di sapersi destreggiare nei rapporti sociali e di comprendere i codici per sapere leggere tra le righe. <\/p>\n\n\n\n

Tradotto da Chiara Campanile e Stefania Da Pont<\/em><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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