{"id":82918,"date":"2022-04-26T18:17:09","date_gmt":"2022-04-26T09:17:09","guid":{"rendered":"https:\/\/voyapon.com\/it\/?p=82918"},"modified":"2024-12-02T06:32:24","modified_gmt":"2024-12-01T21:32:24","slug":"nakagin-capsule-tower-icona-futuristica-tokyo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/voyapon.com\/it\/nakagin-capsule-tower-icona-futuristica-tokyo\/","title":{"rendered":"Nakagin Capsule Tower: Nessun Futuro per l’Icona pi\u00f9 Futuristica di Tokyo"},"content":{"rendered":"\n
Era impossibile ignorare le suggestioni cyberpunk o fantascientifiche quando ci si trovava di fronte alla leggendaria Nakagin Capsule Tower<\/strong>. \u00c8 uno degli edifici di Tokyo che pi\u00f9 ha appassionato gli amanti dell’architettura in Giappone e nel resto del mondo, non solo per la sua estetica non convenzionale<\/strong>, ma anche per la ricchezza di approcci innovativi. La sua costruzione nel 1972, basata sul progetto radicale dell’architetto Kisho Kurokawa, fece scalpore fin dal primo momento. \u00c8 stato uno dei pi\u00f9 grandi simboli del movimento Metabolista<\/a> <\/strong>e un’icona culturale a s\u00e9 stante.<\/p>\n\n\n Purtroppo, questo non \u00e8 bastato a garantirne la sopravvivenza<\/a>. I lavori di demolizione dell’edificio sono iniziati il 12 aprile e continueranno nell’arco del 2022, esattamente cinque decenni dopo l’inaugurazione.<\/p>\n\n\n\n Negli ultimi quindici anni, un gruppetto di residenti ha portato avanti una crociata donchisciottesca in cui al guadagno economico immediato<\/strong> veniva contrapposto<\/strong> il valore culturale del patrimonio storico<\/strong>. Ma per quanto siano stati implacabili, alla fine il primo ha prevalso. Quella che un tempo era una meraviglia dell’innovazione e del design, \u00e8 andata incontro alla sua fine tra problemi economici e strutturali. Fino all’ultimo momento, per\u00f2, queste persone hanno continuato a vivere nell’edificio, in un atto di militanza e amore incondizionato, nonostante tutti gli inconvenienti. Tale era l’importanza di ci\u00f2 che l’edificio simboleggiava per loro; per non parlare del suo ruolo fondamentale nella storia dell’architettura di Tokyo del dopoguerra.<\/p>\n\n\n\n Siamo negli anni ’50 e ’60, in Giappone<\/strong>. La fenice sta risorgendo dalle sue ceneri, sono anni di grande dinamismo culturale. La rapida crescita economica porta con s\u00e9 una massiccia migrazione dalle campagne alle grandi citt\u00e0, tra profondi cambiamenti sociali. Il paese \u00e8 una tela bianca, un laboratorio di idee e uno spazio sconfinato di opportunit\u00e0, nel quale un gruppo di pazzi utopisti vuole cambiare il mondo tramite una nuova urbanistica.<\/p>\n\n\n\n In teoria, le 140 capsule dell’edificio dovevano essere sostituite ogni 20-25 anni<\/strong>. Kurokawa aveva concepito l’edificio come metafora di una struttura organica, capace di rinnovarsi ed evolvere. Ogni capsula consiste in un minuscolo spazio abitativo di 10 metri quadri<\/strong>, il cui arredamento era stato progettato per ottimizzare i piccoli spazi, compresi gli elettrodomestici pi\u00f9 all’avanguardia per l’epoca. Erano componenti autonomi che potevano essere modificati o rimossi, per soddisfare le esigenze dei professionisti in movimento. Le capsule non avevano una cucina, rafforzando l’idea che non erano destinate a essere abitazioni permanenti. Le loro strutture erano pi\u00f9 simili a qualcosa a met\u00e0 strada tra un aparthotel e uno spazio di co-working. I residenti avevano a loro disposizione servizio in camera e segretarie, cos\u00ec come una caffetteria, all’epoca collocata al secondo piano.<\/p>\n\n\n In pratica, l’attuazione del concetto si rivel\u00f2 pi\u00f9 problematica del previsto. Gli abitanti della torre si resero conto che, per sostituire una sola capsula, era necessario rimuovere tutte le capsule al di sopra di essa. Coordinare il tutto con i vicini di fila si \u00e8 rivelato cos\u00ec complicato che alla fine non una sola capsula \u00e8 stata rinnovata secondo i piani. Di conseguenza, la mancanza di manutenzione, combinata con l’usura del tempo, ha messo fine all’utopia<\/strong>. Umidit\u00e0 e perdite erano un problema frequente in tutte le unit\u00e0. Dal 2010, dopo un grave guasto a una tubatura, impossibile da riparare per ragioni strutturali, l’edificio \u00e8 rimasto senza accesso all’acqua calda. In seguito al terremoto del 2011, si \u00e8 reso inoltre necessario ricoprire l’edificio con una rete di sicurezza, per proteggere i pedoni da possibile cadute di materiali sulla strada sottostante.<\/p>\n\n\n\n Da un punto di vista economico, gli alti costi di riparazione non giustificavano la sopravvivenza dell’edificio<\/strong>. Si stima che il costo della ristrutturazione di ogni capsula sarebbe potuto arrivare a 10 milioni di yen (circa 75.000 euro). La posizione nel quartiere di Ginza, inoltre, rendeva il sito molto attraente per nuovi investimenti. Insomma, c’erano gi\u00e0 tutti i segni premonitori del suo destino.<\/p>\n\n\n\n Eppure, la Nakagin Capsule Tower \u00e8 rimasta l\u00ec pi\u00f9 a lungo di ogni previsione. Doveva essere demolita nel 2007<\/strong>, dopo che era stato rilevato dell’amianto nella struttura, ma ironicamente \u00e8 stata salvata dalla crisi finanziaria globale del 2007-2008, che fece fallire l’azienda incaricata della demolizione. Da allora, l’edificio era rimasto in un limbo di incertezza, mentre i residenti e gli attivisti cercavano di farsi sentire il pi\u00f9 possibile. Sul tavolo c’erano una moltitudine di proposte e diversi progetti per evitare che cadesse nell’oblio.<\/p>\n\n\n Negli ultimi anni, circa 40 capsule erano ancora abitate, mentre altrettante circa venivano usate come uffici.<\/strong> La maggior parte degli utenti erano artisti o architetti, ma erano presenti anche professionisti di altro tipo. Uno dei residenti, Tatsuyuki Maeda, era a capo del Nakagin Capsule Tower Preservation and Restoration Project<\/a><\/strong>, uno sforzo collettivo e multidisciplinare per salvare l’edificio, attraverso proposte di riuso degli spazi e campagne promozionali per il riconoscimento dell’edificio come patrimonio culturale. Maeda ha iniziato ad acquistare capsule nel 2010 e attualmente ne possiede 15, alcune delle quali affittate ad altri residenti.<\/p>\n\n\n\n La fine sembrava a tratti vicina nel 2018, quando il gruppo Nakagin cedette la gestione della propriet\u00e0<\/strong> e dei terreni a un fondo immobiliare, che aveva chiare intenzioni di recuperare l’investimento. Le Olimpiadi del 2020 erano all’orizzonte e la capitale giapponese era (ancora di pi\u00f9) in fermento con nuove costruzioni, nonostante ci fossero anche delle trattative sul tavolo con una societ\u00e0 straniera non identificata che sembrava interessata a mantenere in piedi l’edificio. La pandemia ha fatto poi saltare tutto, comprese le speranze di Maeda di presentare l’edificio a una conferenza internazionale di architettura, che si sarebbe dovuta tenere a Tokyo nel settembre del 2020, e che sarebbe servita anche come stimolo alla salvaguardia.<\/p>\n\n\n\n Un ulteriore sforzo per preservare l’eredit\u00e0 della Nakagin Capsule Tower era stato intrapreso dal Nakagin Capsule Tower Building A606 Project<\/a><\/strong>, diretto dall’architetto Akiko Ishimaru, che aveva restaurato la sua capsula come appena realizzata, compreso il funzionamento di tutti gli elettrodomestici. La capsula funzionava come ufficio condiviso, ma occasionalmente ospitava visite guidate in giapponese a richiesta. Una volta confermata la demolizione dell’edificio, l’obiettivo \u00e8 diventato quello di rimuovere la capsula e conservarla per i posteri, in un luogo ancora da rivelare. La stessa Ishimaru ha raccontato i propri sforzi sulla sua pagina di crowdfunding, come per esempio ottenere una certificazione nella rimozione dell’amianto, per rimuoverlo nel modo pi\u00f9 sicuro possibile.<\/p>\n\n\n\nNakagin Capsule Tower: di Capsule e Uomini<\/h2>\n\n\n\n
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Cos’\u00e8 Successo alla Nakagin Capsule Tower?<\/h2>\n\n\n\n