Skip to main content

Quanti franchise di videogiochi hanno al loro attivo campionati internazionali in tutto il mondo? Quanti organizzano parate annuali con protagonisti i loro personaggi più amati? Quanti possono affermare di essere apparsi nel Guinness dei Primati non meno di cinque volte? Quanti continuano a fare notizia in tutto il mondo, tra nuove uscite e reportage sul tumulto causato dalla loro popolarità?

Devo continuare?

Scommetto che anche senza leggere il titolo di questo articolo, avrete già capito di cosa sto parlando. A febbraio del 2021, il famosissimo franchise Pokémon ha festeggiato i 25 anni dal suo lancio in Giappone e la sua rilevanza culturale nel paese d’origine non da alcun segno di retrocessione. Qual è la storia dei Pokémon in Giappone e perché sono ancora sulla cresta dell’onda?

Pokémon festeggia 25 anni ed è ancora al top © Pokémon, Inc.

Quando Sono Nati i Pokémon in Giappone?

Il primo videogioco della serie è stato rilasciato nel 1996 su Game Boy. Ma l’origine dei Pokémon è da rintracciare almeno 30 anni prima, quando il loro creatore Satoshi Tajiri era ancora un bambino. In più di un’occasione, Tajiri ha raccontato quanto questi adorabili “mostri tascabili” (il nome Pokémon è una contrazione dell’inglese pocket monsters) siano legati alle esperienze della sua infanzia. Catturare insetti o piccoli crostacei è un passatempo molto comune tra i bambini giapponesi e Tajiri non faceva eccezione. Ha trascorso gli anni della sua formazione a Machida, a ovest di Tokyo, in una zona che negli anni ’60 e ’70 era ancora prevalentemente rurale. Satoshi passava il suo tempo libero alla scoperta di insetti di tutti i tipi e questo spiega perché il gioco, fin dalla sua concezione, abbia sempre sottolineato l’importanza di uscire nel mondo e interagire con gli altri in un’epoca in cui l’intrattenimento dei bambini era dominato da sale giochi e console di videogiochi casalinghe.

La Storia dei Videogiochi e dell’Anime dei Pokémon

Il resto è storia. Le meccaniche di base del gioco, per chi non le conosce, sono relativamente semplici. Il titolo può essere considerato come rientrante nella categoria degli RPG (Role Playing Game), in cui i giocatori assumono il ruolo di allenatore e avventuriero. C’è un intero mondo da attraversare, e durante il viaggio si incontrano creature da sconfiggere e catturare, in modo da poterle addestrare per combattere contro gli avversari. C’è un numero prestabilito di creature, ma qui arriva una svolta importante che costituisce parte della magia fondamentale del franchise: nessuno può collezionarle tutte da solo. Per ottenere tutti i Pokémon in circolazione, è necessario interagire e fare scambi con altri giocatori; in altre parole, il successo all’interno del videogioco è influenzato da interazioni nella vita reale.

Tuttavia, nonostante il genio creativo di Tajiri, non staremmo parlando del fenomeno Pokémon più di due decenni dopo se non fosse stato per l’acume commerciale di Tsunekazu Ishihara, attuale presidente di The Pokémon Company e figura fondamentale che si affianca a Tajiri fin dallo sviluppo del primo gioco negli anni ’90. A lui si deve il finanziamento iniziale che ha reso possibile il primo titolo, così come l’espansione del concetto ad altre piattaforme, che sono servite anche come mezzo pubblicitario.

Il Manga dei Pokémon

Nel marzo 1997, i creatori del videogioco approfittarono dell’accordo di Nintendo con Shogakukan, una delle principali case editrici di manga (fumetti giapponesi) in Giappone, per pubblicare un adattamento chiamato Pokémon Adventures (ポケットモンスター SPECIAL, Pocket Monsters Special) che Tajiri ha descritto come una fedele riproduzione dell’universo Pokémon frutto della sua immaginazione. Questa pubblicazione ha avuto un tale successo che si è protratta per 59 volumi (in corso) fino a oggi. La storia mantiene le premesse del videogioco ma enfatizza l’aspetto dell’avventura e il rapporto dei protagonisti con le loro creature. Oltre alla serie principale, esistono anche diversi spin-off pubblicati su altre riviste nel corso degli anni.

Anime e Film dei Pokémon

A un manga di successo segue quasi sempre un adattamento animato. I produttori non hanno perso un secondo, e appena un mese dopo la pubblicazione del primo volume, nell’aprile 1997, hanno lanciato la prima stagione dell’anime, che viene trasmesso ancora oggi dopo 24 stagioni (in corso). Inutile dire che l’universo animato dei Pokémon non si limita al piccolo schermo. A oggi, la lista dei lungometraggi animati conta ben 23 film ai quali bisogna aggiungere Detective Pikachu, un live-action basato sull’omonimo videogioco e interpretato da attori di fama internazionale come Ryan Reynolds e Ken Watanabe.

Il Gioco di Carte Collezionabili

Un altro dei grandi successi di Ishihara fu l’introduzione di un gioco di carte che manteneva l’aspetto collezionistico e commerciale già esistente nel videogioco e aggiungeva il fattore competitivo e strategico. Come altri giochi di carte, anche questo prevedeva l’acquisizione di vari set e la ricerca di carte più forti (e rare) per migliorare il proprio mazzo iniziale. Il successo di questo modello si basa sull’innovazione costante, dove nuovi set di carte compaiono regolarmente sul mercato per mantenere vivo l’interesse dei giocatori. La popolarità del gioco ha portato al lancio di Pokémon Trading Card Game, un videogioco per Game Boy Color che imita le meccaniche del gioco analogico. Così il cerchio si chiude, dalla console alle carte e viceversa.

Oggettistica e Merchandise dei Pokémon

Non possiamo introdurre questa parte senza sottolineare che lo stesso entourage di Ishihara lo ha incoronato come il Re dei Giocattoli. Fin dall’inizio, è stato coinvolto in modo molto diretto nella supervisione di tutti i prodotti di merchandising (giocattoli, accessori, ecc.), contribuendo con le sue idee e stabilendo chiare strategie sul perché un certo prodotto potesse o non potesse portare il marchio Pokémon. Nessuna decisione è stata presa alla leggera, ma questo non ci ha impedito di avere a disposizione una valanga di prodotti per tutti i gusti. E intendiamo davvero TUTTI.

In questo modo, il feedback tra giochi, fumetti, anime, e una marea di prodotti disponibili ha contribuito a soddisfare e allo stesso tempo accrescere la domanda per tutto ciò che ha a che fare con Pikachu & co.

L’Incredibile Successo Dei Pokémon in Giappone

Vista da lontano, la formula del successo del marchio sembra ovvia. Una vasta gamma di creature, una più adorabile dell’altra, con le quali si stabilisce un rapporto simile a quello che si potrebbe avere con un animaletto virtuale per giocare con amici e sconosciuti. Personaggi che vivono in un universo in continua espansione grazie a un numero inesauribile di storie, oggetti e gadget che coprono le più disparate nicchie di mercato. Prodotti adatti a ogni tipo di pubblico, indipendentemente dall’età. Quest’ultimo è un fattore importante: Pokémon è un gioco accessibile che ha conquistato fan di tutte le età, e se a questo aggiungiamo l’amore dei giapponesi verso tutto ciò che è carino (o kawaiii), i risultati vengono da sé. È una fortuna che i character designer giapponesi abbiano ignorato il parere della divisione americana di Nintendo, che definiva i Pokémon “troppo carini”.

E troppo carini lo erano davvero, tanto che il mondo intero cadeva ai piedi di Pikachu, con la sua vocina acuta e le sue guance elettrizzate. Il protagonista indiscusso della maggior parte degli spin-off della serie ha sempre un posto di rilievo, che si tratti di caffè a tema Pokémon o di uno degli eventi più importanti di Yokohama, l’annuale Pikachu Parade a Minato Mirai, ormai un’istituzione.

Ma più che da alcuni eventi straordinari, la Pokémon-mania in Giappone si nota da come il franchise permei anche gli ambiti più quotidiani, non solo nell’oggettistica ma anche in dettagli come il numero crescente di tombini decorati con motivi di Pokémon lungo tutto l’arcipelago giapponese. O il fatto che per diversi anni All Nippon Airways abbia adornato alcuni dei propri aerei con Pikachu e compagnia.

Il Successo dei Pokémon su Scala Internazionale

Abbiamo già passato in rassegna i principali fattori che spiegano il successo del franchise Pokémon sia dentro che fuori i confini del Giappone. Tuttavia, la fama dei Pokémon ha probabilmente raggiunto il vero apice a livello globale con il lancio di Pokémon GO nel 2016. Questo gioco riassume bene il successo internazionale del marchio, in quanto si tratta di una collaborazione internazionale tra Nintendo/The Pokémon Company e la società americana Niantic Labs (originariamente una startup interna a Google), specializzata nella tecnologia della realtà aumentata.

In tutto il mondo, le reazioni entusiaste non si sono fatte attendere. Finalmente, un gioco interattivo che non richiedeva una console ma poteva essere giocato su qualsiasi smartphone portava l’universo creato da Tajiri alla sua logica conclusione. Il mondo dei Pokémon passava dalla console alla vita reale: per riempire il Pokédex era necessario esplorare la propria città e avventurarsi ben oltre i suoi confini. La magia della realtà aumentata trasformava luoghi reali in palestre virtuali dove si scatenavano feroci battaglie tra squadre rivali delle fazioni blu, rossa o gialla. La sovrapposizione di scenari reali e virtuali è stata l’occasione perfetta per riunire persone di diversa provenienza e diverse generazioni che insieme partecipavano a una finzione collettiva ma nel mondo reale – una finzione che negli anni ha continuato a migliorarsi.

Pokémon è probabilmente il più grande franchise di intrattenimento del mondo basato su videogiochi. Multipiattaforma, multigenerazionale e con un fascino universale. Aggiungete a questo il valore dell’interazione sociale e sarà chiaro che abbiamo a che fare con un prodotto a cui non manca nulla e che continua a fare seguaci tra le nuove generazioni. Non ha paura di adattarsi o mescolarsi in modi diversi con la cultura pop, come nel caso della collaborazione con celebri cantanti in occasione del proprio 25° anniversario. Non c’è dubbio che ci aspettano altri 25 anni di successi… come minimo.

Tradotto da Anna Toccoli

Toshiko Sakurai

Toshiko Sakurai

Fotografo, quindi sono. Cerco di fare del mio meglio dipingendo con la luce e mettendo insieme le parole. Sono arrivata a Tokyo da Barcellona nell'autunno del 2017 e da allora mi sono dedicata a catturare ogni angolo della città, in sella alla mia bicicletta. Quando non sono in giro con la mia macchina fotografica, di solito sto sfidando le leggi culinarie mixando le cucine di tutti i posti in cui ho vissuto.

Rispondi