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Quando si parla del Giappone e della Seconda Guerra Mondiale, si pensa necessariamente ai kamikaze, a Pearl Harbor, o alle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki, che rimandano subito ad immagini molto cupe. Ma una volta finita la guerra, le testimonianze si riversano in varie forme e tra gli orrori emerge una nuova visione: quella del rinnovamento e della speranza per un futuro migliore, di un mondo pacifista privo di guerre e bombardamenti, perché le generazioni future non debbano mai conoscere lo stesso destino. La memoria della guerra può quindi essere affrontata sotto diversi aspetti.

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Sasaki Sadako (1943-1955) è una delle figure emblematiche della pace in Giappone. È particolarmente nota per il suo legame con la leggenda delle 1000 gru (senbazuru) e per essere una delle più famose tra gli hibakusha del Giappone. Grazie alla sua testimonianza, rappresenta un vero simbolo di pace in memoria di tutti i bambini vittime delle radiazioni e della guerra. La sua storia mi ha commosso profondamente, tanto da dedicarvi una tesi di ricerca durante i miei studi di giapponese all’università. Se vi interessano la storia e le leggende giapponesi, seguitemi a Hiroshima per saperne di più su questa vicenda.

Hibakusha: le vittime della bomba atomica

Per capire cos’è uno hibakusha, bisogna tornare indietro nel tempo fino all’agosto 1945. Mentre la Seconda Guerra Mondiale volgeva al termine, il Giappone era ancora in guerra con gli Stati Uniti ed era in procinto di vivere una delle peggiori atrocità che l’umanità avrebbe mai conosciuto. Per accelerare la sconfitta del Giappone, le forze americane scelsero di sganciare non una, ma due bombe atomiche sul Paese. Fu così che “Little Boy” venne lanciato su Hiroshima il 6 agosto 1945, seguito dal suo fratellino “Fat Man” nella città di Nagasaki tre giorni dopo. Il Giappone fu quindi rapidamente costretto a cedere e la resa giapponese venne annunciata ufficialmente alla radio il 15 agosto 1945 da Hirohito, l’imperatore Showa (1901-1989) in persona.

La cupola della bomba a Hiroshima
La cupola della bomba (原爆ドーム, genbaku domu) a Hiroshima.

Il Paese dovette quindi affrontare un grande calvario: fornire i primi soccorsi alle vittime irradiate dalla bomba, ma anche ricostruire l’arcipelago. Sebbene la stima del numero delle vittime rimanga imprecisa e variabile, si suppone che le due bombe di ineguagliabile violenza abbiano provocato migliaia di vittime sul momento, ma anche negli anni successivi (tenendo conto del numero delle morti a posteriori, provocate da vari tipi di patologie indotte dalle radiazioni). In giapponese sono chiamate “hibakusha” (被爆者, letteralmente “persona che ha subito il bombardamento”, contrazione di genshi bakudan no hibakusha 原子爆弾の被爆者, che significa “vittima del bombardamento di una bomba atomica”). Si tratta quindi di vittime esposte alle radiazioni in maniera diretta e indiretta.

Dal 2011, in seguito al triplice disastro di Fukushima, i movimenti e le associazioni antinucleari hanno incominciato a usare lo stesso termine per designare qualsiasi vittima della centrale nucleare di Fukushima, modificando però il secondo kanji (hibakusha 被曝者, “persona esposta a radiazioni”).

La storia di Sasaki Sadako, la bambina hibakusha

Durante il bombardamento di Hiroshima, Sasaki Sadako (佐々木禎子), allora di due anni, si trovava a casa sua, a circa due chilometri dall’epicentro. Ne uscì fortunatamente illesa, però fu però esposta con la madre alla pioggia nera: un fenomeno osservato dopo le bombe atomiche, formato dalla miscela di ceneri radioattive mescolate alla pioggia. Non ne è mai stata ufficialmente dimostrata la pericolosità, ma è molto probabile che il contatto di questa pioggia con la pelle porti a una successiva contaminazione delle cellule. Nonostante ciò, Sadako e sua madre non avranno conseguenze fisiche. Sadako crescerà normalmente e svilupperà anche un carattere molto allegro e un vero talento per la corsa agonistica.

Tuttavia, nel 1954, all’età di 11 anni, Sadako notò la comparsa di gonfiori sul collo e sulle orecchie, oltre che di porpora (una lesione emorragica della pelle) sulle gambe, nonostante fosse stata dichiarata in buona salute dopo una visita medica nello stesso anno. Si scoprì che era malata di leucemia, così come molti bambini della bomba la cui guarigione non fu sempre possibile. Ricoverata nel febbraio 1955 all’Ospedale della Croce Rossa di Hiroshima, i medici le predissero ancora circa un anno di vita. Il suo destino sembrava segnato.

Sadako morì nell’ottobre del 1955, all’età di 12 anni. Diventò presto simbolo della leggenda delle 1000 gru, e successivamente una vera e propria icona di pace. La figura di Sadako ricorda quella della giovane Anna Frank (1929-1945), bambina ebrea deportata all’età di quindici anni durante l’Olocausto. Le due ragazze, pur di nazionalità diverse, hanno entrambe conosciuto un destino tragico: quello di vittima. Attraverso questo collegamento tra l’innocenza dell’infanzia e l’orrore della catastrofe, esse incarnano un simbolo, anzi, un modello. Entrambe, nonostante il terribile destino, sono infatti famose anche per la loro gioia di vivere, il loro ottimismo e la loro incredibile forza. Così, la loro storia è arrivata fino ad oggi, insegnando alle generazioni più giovani l’impatto della guerra e l’importanza della pace.

Senbazuru: la leggenda delle 1000 gru, un simbolo di pace

Nell’agosto del 1955, una compagna di classe di Sadako si recò al suo capezzale e le parlò della leggenda di senbazuru (千羽鶴, “1000 gru”). Questa leggenda racconta che chi riesce a piegare 1000 gru di carta, per poi unirle insieme formando una ghirlanda, riuscirà a esaudire il proprio desiderio, che si tratti di salute, amore, successo o felicità. La gru è un simbolo di longevità, e per ogni gru realizzata va eseguita una preghiera. Può essere un’attività collettiva o individuale, ma si dice che più persone contribuiscono alla ghirlanda, maggiore sarà la sua influenza.

Gru di carta origami
Per creare il vostro senbazuru, dovrete realizzare 1000 gru di carta. Foto: Shinta Kikuchi

Sadako inizia quindi la realizzazione delle 1000 gru di origami, nella speranza di guarire e riprendere a correre. Porta presto a termine il progetto, e decide a quel punto di realizzare una seconda ghirlanda per raddoppiare le sue possibilità. Alcune fonti affermano che sia riuscita a piegare circa 1300 gru. Tuttavia, le cifre sono variabili: il Museo del Memoriale della Pace di Hiroshima riporta il numero di 1500 gru, mentre altri ne contano solo 644, sostenendo che dopo aver ceduto alla malattia nell’ottobre 1955, i suoi compagni di classe, profondamente rattristati, si sarebbero impegnati a piegare le 356 gru restanti in suo onore. Il Museo del Memoriale della Pace di Hiroshima lascia intendere una versione diversa: nonostante avesse realizzato 1500 gru, il desiderio di Sadako non fu esaudito e, al suo funerale, i suoi compagni le resero omaggio lasciando al suo fianco altre gru.

Grazie a Sadako, la gru di carta è diventata un simbolo internazionale di pace. È anche il simbolo scelto dalla città di Hiroshima per rappresentare la pace dopo la catastrofe. Se visitate Hiroshima le vedrete davvero ovunque.

Donna giapponese che chiama un amico dicendo moshi moshi

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Genbaku no ko no zo: il Monumento alla Pace dei Bambini a Hiroshima

Successivamente, la storia di Sadako è diventata molto popolare: adattamenti in romanzi, libri per bambini, film, anime e persino canzoni, la renderanno l’incarnazione di tutti i genbaku no ko (原爆の子, “i bambini della bomba”). La sua storia diverrà così popolare che nel Parco del Memoriale della Pace di Hiroshima verrà eretta una statua in onore di Sadako e dei bambini vittime della guerra.

Prima di essere riconosciuta come simbolo internazionale di pace, Sadako divenne soprattutto un’ispirazione locale e favorì la partecipazione delle scuole primarie, medie e superiori di Hiroshima ad attività commemorative. Nel 1956 fu fondata l’Associazione degli studenti per la pace a Hiroshima (Hiroshima heiwa o kizuku jidō seito no kai, 広島平和をきずく児童生徒の会). I membri organizzarono una raccolta fondi per erigere una statua in onore di Sadako e dei bambini vittime del bombardamento. I moduli per la donazione furono pubblicati nel 1957 sul quotidiano Heiwa (『平和』”Pace”) e l’associazione riuscì a raccogliere i soldi necessari per costruire la statua.

L’opera venne inaugurata il 5 maggio 1958 in onore del giorno dei bambini (kodomo no hi, こどもの日). Alta nove metri, rappresenta Sadako immortalata in cima a un monumento su un piedistallo di granito. Le sue braccia aperte reggono una gru d’oro, come un’offerta per gli dei. Intorno alla statua sono raffigurati altri bambini hibakusha, insieme alla seguente iscrizione:

「これはぼくらの叫びです
これは私たちの祈りです
世界に平和をきずくための」

“Questo è il nostro grido

Questa è la nostra preghiera

Per costruire la pace nel mondo”

Situata nel Parco del Memoriale della Pace di Hiroshima, la statua è stata chiamata genbaku no ko no zo (原爆の子の像, letteralmente “Statua dei bambini della bomba atomica”). Ogni anno giungono da molti paesi migliaia di gru piegate in sua memoria. Disposte intorno alla statua, sono diventate con Sadako delle vere icone di pace per un mondo senza guerre.

Per saperne di più sulle devastazioni della bomba atomica in Giappone

Diverse statue in tutto il mondo si sono ispirate alla storia di Sadako e alla leggenda delle 1000 gru. La sua storia ha così superato i confini del Giappone e si è fatta conoscere a livello internazionale. Se andate a Hiroshima, potrete vedere Sadako. Lei è ancora lì, dall’alto della sua statua, e continua a vegliare sul mondo.

Se questa storia vi ha toccato quanto me e vorreste saperne di più, Arihara Seiji, regista specializzato in cartoni animati di guerra, ne ha realizzato un cortometraggio animato. Si intitola Sul dorso della gru – l’avventura di Tomoko (Tsuru ni notte – Tomoko no boken,『つるにのって-とも子の冒険』). Il suo approccio pacifista e non violento lo rende una storia accessibile a grandi e piccini. Ecco il trailer:

Ancora oggi il tema della bomba atomica e delle sue conseguenze resta un argomento delicato da affrontare. Ma la storia di Sasaki Sadako e la leggenda delle 1000 gru incarna un messaggio di speranza, che aiuta a spiegare l’importanza della pace alle giovani generazioni e a quelle a venire. Se passate da Hiroshima nel vostro prossimo viaggio in Giappone, non perdete l’occasione di incontrare Sadako al Parco della Pace!

Tradotto da Irene Burricco

Manon Chauvris

Manon Chauvris

Nata e cresciuta in Francia (a Rouen), ho lavorato come agente di viaggio a Parigi e Kyoto. Mi sono trasferita in Giappone nel 2018. Dopo aver trascorso 2 anni a Kyoto, ho deciso di spostarmi a Tokyo con mio marito to per iniziare una nuova avventura. Anche se a volte ho nostalgia della Francia (specialmente del formaggio francese) mi piace vivere a Tokyo ed esplorare il Giappone con la mia macchina fotografica. In particolare mi interessano la cultura, la lingua, il cinema e la fotografia. Vado matta anche per i panda, e credo di essere stata una di loro in una vita precedente. Ho una forte passione per il Giappone e non vedo l'ora di condividerla con viaggiatori di tutto il mondo!

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