Hakone è una meta prediletta dai giapponesi, ma sempre più anche dai viaggiatori stranieri. Visitata ogni anno da circa venti milioni di turisti, è conosciuta per le sorgenti di acqua termale, i ryokan tradizionali e i paesaggi naturali, oltre ovviamente alla superba vista del Monte Fuji (meteo permettendo). Pochi sanno però del legame storico di questa zona con l’epoca Edo, quando Hakone era una tappa di passaggio dei numerosi viaggiatori che transitavano sulla Tokaido, l’antica via che univa Tokyo a Kyoto. A tutt’oggi è possibile dimenticare per un attimo la moderna vocazione turistica di Hakone e raggiungerla seguendo le orme degli antichi pellegrini.
L’antica strada Tokaido e la stazione di posta di Hakone
La via storica Tokaido era una strada lunga 492 chilometri che collegava Kyoto a Edo, antico nome di Tokyo. Importante via di scambi, attraversava cinquantatré località, rese famose anche dalla serie di xilografie in stile ukiyo-e dell’artista Hiroshige. Il Giappone conserva tuttora diverse testimonianze di questa via, tra cui proprio il tratto detto Hakone Hachiri, che in una trentina di chilometri collegava la località di Odawara a quella di Mishima ed era considerato uno dei tratti più difficili da percorrere, per via dei sentieri scoscesi. Tra Odawara e Mishima sorgeva la stazione di posta Hakone Juku, con la sua barriera doganale, una delle più grandi all’epoca, istituita dallo shogun Tokugawa come punto di controllo a difesa della città di Edo.
Il tratto di Hakone Hachiri è l’unico a conservare tutte le caratteristiche dell’epoca, dalla città castello di Odawara al posto di blocco, passando per i sentieri lastricati di pietre e persino una casa da tè originale. Pronti a mettervi per qualche ora nei panni degli antichi viaggiatori?
Una facile escursione da Tokyo a Hakone in giornata
Chiariamo subito gli equivoci: la nostra camminata lungo la Tokaido non presenterà le sfide che dovevano affrontare i viaggiatori dell’epoca. Partiremo da Tokyo sfruttando i moderni mezzi di trasporto e soprattutto cammineremo con delle scarpe comode e non con i waraji, i tradizionali sandali di paglia.
Il tratto che percorreremo a piedi è quello meglio conservato e inizia da Hatajuku, un piccolo villaggio immerso nel verde dove il tempo sembra essersi fermato, se non fosse per gli onnipresenti distributori automatici di bevande.
Il sentiero verso Hakone è opportunamente segnalato, perciò ci addentriamo senza indugio nel bosco. Tranne alcuni brevi tratti che coincidono con la normale strada (fortunatamente non troppo trafficata) il percorso si estende nel verde rigoglioso e selvatico, su sentieri lastricati di antiche pietre e all’ombra di alberi secolari. Incontriamo poche persone lungo la via ed è difficile immaginarla brulicante di viandanti e portantine.
È una giornata soleggiata di fine aprile e a tenerci compagnia sono i canti degli uccelli, che pian piano iniziamo a distinguere, e per un attimo anche una piccola salamandra.
Qua e là, incontriamo delle iscrizioni su pietra con i nomi dei vari tratti, e dei cartelli che indicano le distanze per le successive tappe, o forniscono spiegazioni storiche (purtroppo soltanto in giapponese). A rassicurare gli escursionisti come noi, anche qualche cartina del percorso.
Il ristoro del viandante: Amazake Chaya
Dopo più di un’ora di cammino, ci vuole decisamente una pausa. In aiuto ai viaggiatori dell’epoca e a quelli moderni, viene la casa da tè Amazake Chaya. Una sosta imperdibile per sentirsi davvero immersi nell’epoca Edo. Questo edificio tradizionale è rimasto tale e quale dal 1600: l’attuale gestore appartiene alla tredicesima generazione della famiglia che da quattrocento anni continua a servire la specialità tipica che dà il nome al posto, l’amazake.
Si tratta di una bevanda dolce a base di riso fermentato e nonostante l’appellativo “sake” possa trarre in inganno, in realtà non è alcolica. Può essere gustata sia calda che fredda ed è ricca di vitamine e proprietà per alleviare la stanchezza e ridare energia: come suggerisce il sito della locanda, in pratica era l’equivalente dei nostri odierni “sport drink”.
L’amazake viene tipicamente servito con i chikara mochi, guarniti a scelta tra salsa di soia, kinako o sesamo nero. Un’alternativa rinfrescante e originale è anche il succo di shiso, con il suo colore rosso. In una bella giornata ci si può godere la meritata pausa seduti sull’engawa, la tipica veranda esterna, altrimenti all’interno ci si può scaldare intorno all’irori, il focolare tradizionale.
Amazake Chaya compare addirittura in una stampa del 1881 di Kobayashi Kiyochika, considerato l’ultimo artista ukiyo-e.
Dopo aver respirato quest’atmosfera d’altri tempi, è il momento di ripartire: non manca ancora molto per la nostra destinazione!
Arrivo al lago Ashi e ultima tappa allo Hakone Sekisho
Il cammino procede nei boschi, dove alcune insegne ci rassicurano di essere sulla strada giusta, mentre altre ci allarmano un po’ annunciando la presenza di orsi nella zona.
Quando iniziano ad aumentare i segni di antropizzazione, un torii tra l’erba incolta o un ponticello in legno, è segno che la meta si fa più vicina.
Prima di rituffarci nel paesaggio urbano di Hakone e renderci conto che il viaggio nel tempo è finito, ci attardiamo nel piccolo tempio di Kofuku-in. A pochi passi, ci aspetta uno dei panorami più celebri della zona: il lago Ashi con il suo torii rosso. Se siete fortunati, verrete ricompensati della fatiche della camminata dalla vista del Monte Fuji sullo sfondo… altrimenti rimarrete un po’ delusi come me e troverete soltanto dei nuvoloni.
L’itinerario però non è ancora completo: dobbiamo raggiungere il checkpoint (Hakone Sekisho), che serviva a controllare il passaggio dei viandanti lungo la Tokaido. Questa postazione di controllo aveva la fama di essere tra le più intransigenti: il suo ruolo principale era quello di fermare il passaggio illegale di armi e il transito non autorizzato di persone, nello specifico “non far entrare armi a Edo, e non far uscire donne in fuga da Edo”. Inutile dire che le ispezioni erano molto più rigide nel secondo caso…
Le strutture dello Hakone Sekisho sono state completamente ricostruite nel 2007 e comprendono riproduzioni degli alloggi per ufficiali e soldati, della prigione e della torre di avvistamento. A poca distanza sorge anche un piccolo museo, lo Hakone Sekisho Shiryokan, dedicato alla storia della stazione di posta e della Tokaido.
Come arrivare: i trasporti per l’escursione
Per chi parte da Tokyo, la soluzione più semplice ed economica è usare la linea Odakyu da Shinjuku a Odawara, per poi proseguire fino a Hakone Yumoto (箱根湯本) con la linea Hakone Tozan. Per un’esperienza più comoda e particolare, però, il mio consiglio è di effettuare questa tratta del percorso con il treno speciale “Romance Car”, che in soli 80 minuti vi porta direttamente da Shinjuku a Hakone Yumoto. Tenete presente che si tratta di un Limited Express a soli posti riservati e sono quindi richiesti un supplemento e la prenotazione.
Da Hakone Yumoto un autobus (Hakone Tozan Bus, linea K) vi condurrà fino a Hatajuku (畑宿). Da lì basta seguire le indicazioni per percorrere il tratto di Tokaido fino al lago Ashi. Proseguite poi lungo il viale di cedri per arrivare a Hakone Checkpoint (Hakone Sekisho, 箱根関所).
Per il rientro a Hakone Yumoto, potete prendere uno Hakone Tozan Bus (linea H) dalla fermata Hakone Machi (箱根町) vicina al Checkpoint o da Motohakone (元箱根). A Hakone Yumoto vi consiglio di non riprendere subito il primo treno per Tokyo: concedetevi una passeggiata nei dintorni della stazione e approfittatene per assaggiare qualche specialità o comprare un souvenir in uno dei numerosi negozietti.
Se avete in programma di rimanere nella zona di Hakone per qualche giorno, valutate l’acquisto dello Hakone Freepass, che offre corse illimitate sui mezzi di trasporto locali e sconti su diverse attrazioni, compreso Hakone Sekisho.
Camminare lungo gli antichi sentieri della Tokaido ci riporta indietro nel tempo, quando spostarsi non era l’esperienza comoda e sicura che conosciamo oggi, e ci ricorda la fortuna di viaggiare per puro piacere e non per necessità come allora.
Hakone è una meta indubbiamente turistica, ma raggiungerla in questo modo è un’alternativa più sostenibile che vi terrà lontani dalla folla e vi regalerà qualche ora di pace e benessere immersi nella natura e nella storia. Una pausa ideale dai ritmi frenetici di Tokyo!