Il Capodanno, conosciuto come Oshogatsu (お正月), è una delle festività nazionali più importanti e sentite del Giappone. Paragonabile al Natale in Italia, è un momento di ritrovo in famiglia e tradizioni storiche.
In questo articolo ci immergeremo nell’atmosfera del Capodanno giapponese e ne scopriremo insieme le usanze tipiche.
Quando si festeggia il Capodanno in Giappone?
A differenza della Cina, il Giappone segue il calendario gregoriano e non quello lunare per segnare l’inizio del nuovo anno. Oshogatsu inizia quindi ufficialmente il 1° gennaio e prosegue nei primi giorni dell’anno. I preparativi, però, iniziano ben prima del giorno di Capodanno, a volte già dal 28 dicembre.
I festeggiamenti iniziano la sera del 31 dicembre e culminano il 1° gennaio, ma l’atmosfera di festa prosegue fino al 3 gennaio, un periodo chiamato Sanganichi (“i tre giorni”). In queste giornate, molte attività commerciali e servizi pubblici rimangono chiusi, e i trasporti seguono gli orari festivi.
Pulizie e decorazioni: preparare la casa per il nuovo anno
Per accogliere il nuovo anno, è consuetudine pulire a fondo la propria casa, una tradizione chiamata osoji (“la grande pulizia”). Questa pratica simboleggia il liberarsi dalle sfortune dell’anno passato e prepararsi per un nuovo inizio, più leggero.
Le decorazioni giocano un ruolo importante nell’atmosfera di Oshogatsu. Tra le decorazioni più comuni troviamo il kadomatsu (una composizione di pino, bambù e rami di susino, spesso posta all’ingresso) e il kagamimochi (una pila di mochi sormontata da un mandarino). Esporre le decorazioni all’ultimo minuto, il 31 dicembre, è una pratica chiamata ichiyakazari (letteralmente “decorazione di una notte”) ed è considerata un segno di pigrizia.
Oomisoka: l’ultimo dell’anno in Giappone
Mentre la vigilia di Capodanno nei paesi occidentali è spesso associata a countdown in mezzo alla folla e feste che durano fino all’alba, in Giappone molte persone preferiscono restare a casa per una serata tranquilla o aspettare la mezzanotte in un tempio.
Il Capodanno in Giappone davanti alla TV
La sera del 31 dicembre, molte famiglie giapponesi si riuniscono davanti alla TV per seguire gli speciali di Capodanno, come il Kohaku Uta Gassen, una storica competizione canora trasmessa dalla NHK. Lo spettacolo vede la partecipazione degli artisti più amati del Giappone, divisi in squadra rossa (donne) e bianca (uomini). Le esibizioni spaziano da ballate tradizionali enka a successi pop moderni, scaldando gli animi fino alla mezzanotte, quando viene annunciata la squadra vincitrice.
Hatsumode: un inizio spirituale
Per chi non teme il freddo e preferisce un modo più spirituale di trascorrere la vigilia di Capodanno, una tradizione molto amata è quella di far visita a un tempio buddista. Qui, le persone si radunano per ascoltare i rintocchi delle campane, che suonano 108 volte allo scoccare della mezzanotte, in una cerimonia chiamata Joya no Kane. Ogni rintocco rappresenta la liberazione da uno dei 108 desideri terreni secondo gli insegnamenti buddisti, per iniziare l’anno purificati.
Questo segna l’inizio dello Hatsumode, la tradizione della prima visita dell’anno al santuario o al tempio.
I fedeli pregano per salute, felicità e successo nei mesi a venire. A Tokyo, i principali santuari come il Meiji Jingu, nell’area di Harajuku, attirano enormi folle, mentre i piccoli santuari di quartiere offrono un’esperienza più tranquilla ma altrettanto significativa.
Toshikoshi soba per inaugurare l’anno nuovo
Un piatto immancabile la sera di Capodanno in Giappone è toshikoshi soba, ovvero la soba “del passaggio dell’anno”, guarnita con condimenti semplici come cipollotti o yuzu. I lunghi e sottili tagliolini simboleggiano longevità e resilienza, mentre la facilità con cui si possono tagliare rappresenta il lasciar andare le difficoltà del passato.
Se avete voglia di qualcosa di dolce, potete accompagnarli con dell’oshiruko, una zuppa di fagioli rossi con mochi. Ma fate attenzione: secondo la tradizione, per portare fortuna i soba vanno mangiati prima della mezzanotte!
Come si fanno gli auguri per l’anno nuovo in Giappone?
Augurare buon anno nuovo in giapponese richiede un vocabolario specifico. Prima della mezzanotte del 31 dicembre, è consuetudine dire “Yoi otoshi wo” (良いお年を), che significa “un buon anno a venire”.
Dalla mezzanotte in poi, l’augurio diventa invece “Akemashite omedetō gozaimasu” (明けましておめでとうございます) o, come piace ai più giovani, l’informale e abbreviato “Akeome”.
Per augurare buon anno nuovo e per tenersi in contatto con persone lontane, i giapponesi inviano anche delle cartoline speciali chiamate nengajo a parenti, amici e colleghi. Se spediti in tempo, tutti i nengajo vengono recapitati nelle case dai postini esattamente il primo giorno dell’anno.
Tuttavia, è importante tenere presente che gli auguri o l’invio dei nengajo andrebbero evitati con chi ha vissuto un lutto familiare durante l’anno appena trascorso, per questione di rispetto. È raro, comunque, che qualcuno si offenda se questa regola viene infranta.
Cosa si mangia a Capodanno in Giappone
Il giorno di Capodanno, la casa si riempie di risate, del rumore del coltello che affetta le verdure, e del profumo caldo del brodo di pesce. I cugini più grandi e gli zii si ritrovano davanti a una birra, mentre i giovani intrattengono i bambini con una partita a sugoroku (un gioco da tavolo con i dadi) o qualche scherzo spensierato. In questo clima festoso si attende il momento per mangiare il tipico osechi ryori, un banchetto di pietanze simboliche, meticolosamente preparate e disposte con cura, ognuna con un significato di buon auspicio.
- Kamaboko: rotelle di surimi rosse e bianche, colori di buon auspicio.
- Datemaki: omelette dolce arrotolata, simbolo di conoscenza e successo negli studi.
- Kurikinton: castagne e patate dolci schiacciate, simbolo di ricchezza.
- Kazunoko: uova di aringa, simbolo di fertilità.
- Konbu-maki: rotoli di alga konbu ripieni di pesce o carne, simbolo di gioia.
- Kuromame: fagioli neri, che simboleggiano la salute.
Questi piatti vengono preparati in anticipo (contengono tutti ingredienti che aiutano a conservare il cibo) e disposti in eleganti scatole laccate chiamate jubako. Accanto all’osechi ryori, o per colazione, viene spesso servita una zuppa di mochi chiamata ozoni.
Nelle famiglie moderne, possono comparire varianti come sushi o persino pizza, riflettendo gusti personali e tempi che cambiano.
Otoshidama e fukubukuro: ricevere e spendere denaro a Capodanno
Il menù speciale non è l’unico protagonista del Capodanno: anche il denaro ha la sua parte, tra mance per i bambini e shopping per gli adulti…
Otoshidama: un regalo per le nuove generazioni
Una delle tradizioni più attese durante Oshogatsu è l’otoshidama. Gli adulti donano ai bambini una somma di denaro inserita in piccole buste decorate. Solitamente, i figli continuano a ricevere l’otoshidama dai parenti fino a quando non trovano un lavoro; a quel punto, iniziano a donarlo ai membri più giovani della famiglia.
Fukubukuro: la sorpresa delle “borse della fortuna”
Con la pancia e il portafoglio pieni, nei giorni successivi al Capodanno ci si lascia andare all’entusiasmo dei fukubukuro, o “borse della fortuna”. Queste borse sigillate contengono una selezione di articoli scontati e vengono vendute in svariati tipi di negozi, dalle boutique di alta moda fino alle panetterie locali. Vengono acquistate a scatola chiusa e il contenuto rimane un mistero fino all’apertura: un modo simpatico per iniziare l’anno con un po’ di sorprese.
Il Capodanno in Giappone è molto più di una festività: è un momento di pausa che riunisce le famiglie nei festeggiamenti.
Per chi visita il Giappone in questo periodo, è un’ottima opportunità per vivere in prima persona le tradizioni giapponesi, dalle folle dello hatsumode all’emozione di aprire un fukubukuro. Se siete invitati a trascorrere il Capodanno con una famiglia giapponese, non dimenticate di portare un omiyage come segno di gratitudine.
E se state leggendo questo articolo nei primi giorni di gennaio… auguri di buon anno! O, come dicono i giapponesi, akemashite omedetō gozaimasu!
Articolo originale di Nina Cataldo (2016), rivisto e tradotto da Stefania Da Pont.