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Era impossibile ignorare le suggestioni cyberpunk o fantascientifiche quando ci si trovava di fronte alla leggendaria Nakagin Capsule Tower. È uno degli edifici di Tokyo che più ha appassionato gli amanti dell’architettura in Giappone e nel resto del mondo, non solo per la sua estetica non convenzionale, ma anche per la ricchezza di approcci innovativi. La sua costruzione nel 1972, basata sul progetto radicale dell’architetto Kisho Kurokawa, fece scalpore fin dal primo momento. È stato uno dei più grandi simboli del movimento Metabolista e un’icona culturale a sé stante.

L’edificio Nakagin Capsule Tower a Tokyo era uno dei più grandi simboli dell’architettura del Metabolismo.

Purtroppo, questo non è bastato a garantirne la sopravvivenza. I lavori di demolizione dell’edificio sono iniziati il 12 aprile e continueranno nell’arco del 2022, esattamente cinque decenni dopo l’inaugurazione.

Nakagin Capsule Tower: di Capsule e Uomini

Negli ultimi quindici anni, un gruppetto di residenti ha portato avanti una crociata donchisciottesca in cui al guadagno economico immediato veniva contrapposto il valore culturale del patrimonio storico. Ma per quanto siano stati implacabili, alla fine il primo ha prevalso. Quella che un tempo era una meraviglia dell’innovazione e del design, è andata incontro alla sua fine tra problemi economici e strutturali. Fino all’ultimo momento, però, queste persone hanno continuato a vivere nell’edificio, in un atto di militanza e amore incondizionato, nonostante tutti gli inconvenienti. Tale era l’importanza di ciò che l’edificio simboleggiava per loro; per non parlare del suo ruolo fondamentale nella storia dell’architettura di Tokyo del dopoguerra.

Siamo negli anni ’50 e ’60, in Giappone. La fenice sta risorgendo dalle sue ceneri, sono anni di grande dinamismo culturale. La rapida crescita economica porta con sé una massiccia migrazione dalle campagne alle grandi città, tra profondi cambiamenti sociali. Il paese è una tela bianca, un laboratorio di idee e uno spazio sconfinato di opportunità, nel quale un gruppo di pazzi utopisti vuole cambiare il mondo tramite una nuova urbanistica.

In teoria, le 140 capsule dell’edificio dovevano essere sostituite ogni 20-25 anni. Kurokawa aveva concepito l’edificio come metafora di una struttura organica, capace di rinnovarsi ed evolvere. Ogni capsula consiste in un minuscolo spazio abitativo di 10 metri quadri, il cui arredamento era stato progettato per ottimizzare i piccoli spazi, compresi gli elettrodomestici più all’avanguardia per l’epoca. Erano componenti autonomi che potevano essere modificati o rimossi, per soddisfare le esigenze dei professionisti in movimento. Le capsule non avevano una cucina, rafforzando l’idea che non erano destinate a essere abitazioni permanenti. Le loro strutture erano più simili a qualcosa a metà strada tra un aparthotel e uno spazio di co-working. I residenti avevano a loro disposizione servizio in camera e segretarie, così come una caffetteria, all’epoca collocata al secondo piano.

L’interno di una capsula della Nakagin Capsule Tower.

In pratica, l’attuazione del concetto si rivelò più problematica del previsto. Gli abitanti della torre si resero conto che, per sostituire una sola capsula, era necessario rimuovere tutte le capsule al di sopra di essa. Coordinare il tutto con i vicini di fila si è rivelato così complicato che alla fine non una sola capsula è stata rinnovata secondo i piani. Di conseguenza, la mancanza di manutenzione, combinata con l’usura del tempo, ha messo fine all’utopia. Umidità e perdite erano un problema frequente in tutte le unità. Dal 2010, dopo un grave guasto a una tubatura, impossibile da riparare per ragioni strutturali, l’edificio è rimasto senza accesso all’acqua calda. In seguito al terremoto del 2011, si è reso inoltre necessario ricoprire l’edificio con una rete di sicurezza, per proteggere i pedoni da possibile cadute di materiali sulla strada sottostante.

Da un punto di vista economico, gli alti costi di riparazione non giustificavano la sopravvivenza dell’edificio. Si stima che il costo della ristrutturazione di ogni capsula sarebbe potuto arrivare a 10 milioni di yen (circa 75.000 euro). La posizione nel quartiere di Ginza, inoltre, rendeva il sito molto attraente per nuovi investimenti. Insomma, c’erano già tutti i segni premonitori del suo destino.

Eppure, la Nakagin Capsule Tower è rimasta lì più a lungo di ogni previsione. Doveva essere demolita nel 2007, dopo che era stato rilevato dell’amianto nella struttura, ma ironicamente è stata salvata dalla crisi finanziaria globale del 2007-2008, che fece fallire l’azienda incaricata della demolizione. Da allora, l’edificio era rimasto in un limbo di incertezza, mentre i residenti e gli attivisti cercavano di farsi sentire il più possibile. Sul tavolo c’erano una moltitudine di proposte e diversi progetti per evitare che cadesse nell’oblio.

Un ritratto dell’architetto Kisho Kurokawa adorna la finestra di una delle capsule.

Cos’è Successo alla Nakagin Capsule Tower?

Negli ultimi anni, circa 40 capsule erano ancora abitate, mentre altrettante circa venivano usate come uffici. La maggior parte degli utenti erano artisti o architetti, ma erano presenti anche professionisti di altro tipo. Uno dei residenti, Tatsuyuki Maeda, era a capo del Nakagin Capsule Tower Preservation and Restoration Project, uno sforzo collettivo e multidisciplinare per salvare l’edificio, attraverso proposte di riuso degli spazi e campagne promozionali per il riconoscimento dell’edificio come patrimonio culturale. Maeda ha iniziato ad acquistare capsule nel 2010 e attualmente ne possiede 15, alcune delle quali affittate ad altri residenti.

La fine sembrava a tratti vicina nel 2018, quando il gruppo Nakagin cedette la gestione della proprietà e dei terreni a un fondo immobiliare, che aveva chiare intenzioni di recuperare l’investimento. Le Olimpiadi del 2020 erano all’orizzonte e la capitale giapponese era (ancora di più) in fermento con nuove costruzioni, nonostante ci fossero anche delle trattative sul tavolo con una società straniera non identificata che sembrava interessata a mantenere in piedi l’edificio. La pandemia ha fatto poi saltare tutto, comprese le speranze di Maeda di presentare l’edificio a una conferenza internazionale di architettura, che si sarebbe dovuta tenere a Tokyo nel settembre del 2020, e che sarebbe servita anche come stimolo alla salvaguardia.

Un ulteriore sforzo per preservare l’eredità della Nakagin Capsule Tower era stato intrapreso dal Nakagin Capsule Tower Building A606 Project, diretto dall’architetto Akiko Ishimaru, che aveva restaurato la sua capsula come appena realizzata, compreso il funzionamento di tutti gli elettrodomestici. La capsula funzionava come ufficio condiviso, ma occasionalmente ospitava visite guidate in giapponese a richiesta. Una volta confermata la demolizione dell’edificio, l’obiettivo è diventato quello di rimuovere la capsula e conservarla per i posteri, in un luogo ancora da rivelare. La stessa Ishimaru ha raccontato i propri sforzi sulla sua pagina di crowdfunding, come per esempio ottenere una certificazione nella rimozione dell’amianto, per rimuoverlo nel modo più sicuro possibile.

Chi non parla il giapponese poteva anche approfittare di una visita guidata in inglese attraverso Showcase Tokyo, un gruppo di appassionati di architettura che, oltre alla Nakagin Tower, organizzano anche visite ad altri punti salienti dell’architettura contemporanea di Tokyo.

Morale della favola, a fine marzo 2022 è stata confermata la data di demolizione. Ma l’ultima pagina della storia della Nakagin Capsule Tower non è ancora stata scritta.

Cosa c’è in serbo per la Nakagin Capsule Tower?

Grazie ai suddetti sforzi di conservazione, l’eredità della Nakagin Capsule Tower dovrebbe sopravvivere grazie ad alcune capsule ripristinate in musei o altri luoghi di esposizione. C’è anche un’iniziativa in corso, in collaborazione con il progetto Capsule A606 di Ishimaru, per ricreare una scansione 3D completa dell’edificio al fine di preservarlo digitalmente. Il tutto è portato avanti da Gluon, una piattaforma che applica la tecnologia digitale al campo dell’architettura per creare modelli 3D.

Per il momento, c’è una capsula in esposizione permanente al Museo di Arte Moderna di Saitama, anch’esso progettato da Kurokawa. La capsula si trova all’interno del circostante parco di Kitaura, quindi per vederla non è necessario acquistare il biglietto del museo, anche se ve ne consigliamo caldamente la visita.

È difficile quantificare quanta influenza questo movimento e questo edificio abbiano avuto sul paesaggio urbano giapponese, al di là dei fallimenti della sua realizzazione. Non sorprende che il suo architetto sia stato lo stesso del primo capsule hotel, il Capsule Inn di Osaka, che è ancora in funzione e ha mantenuto il design originale. Questo tipo di hotel continua a godere di grande popolarità in tutto il Giappone, sia tra i locali che tra gli stranieri. Allo stesso modo, le idee che Kurokawa ha formulato decenni fa sembrano quasi profetiche, per la rilevanza che ancora hanno tutt’oggi:

La mobilità che caratterizza la società moderna non può essere spiegata semplicemente in termini di sviluppo dei trasporti. Il fatto è che nella nostra società dell’informazione, la mobilità ha cominciato ad avere un valore considerevole in quanto tale. È la scelta che rende possibile il movimento. A seconda delle proprie inclinazioni e valori si possono ora scegliere cose che non si trovano nel luogo in cui si è nati. La gente oggi guarda alla disponibilità di scelte come a una delle ricchezze della vita – “una ricchezza di scelte”. La città del futuro, mentre continuiamo ad evolverci in una società dell’informazione, dovrebbe essere una città che garantisce la libertà di scelta e ha intrapreso passi positivi per rendere possibile il movimento.

A Theory of Network Cities for the Age of Homo Movens – Kisho Kurokawa, 1969

Quando è Nata l’Architettura del Metabolismo in Giappone?

Il Metabolismo è stato un movimento architettonico giapponese innovativo, che ha sconvolto gli architetti di tutto il mondo negli anni ’60 e ’70. Nel contesto dell’architettura del dopoguerra in Giappone, i metabolisti hanno cercato di offrire una risposta completa non solo alla recente devastazione atomica, ma anche alla propensione dell’arcipelago per i disastri naturali. Erede spirituale del Congresso Internazionale di Architettura Moderna, molte delle sue idee e influenze, come il modernismo e il brutalismo, furono sintetizzate da Kenzo Tange, che all’epoca era già una delle figure più importanti dell’architettura giapponese a livello internazionale.

Il debutto ufficiale del movimento avvenne alla Tokyo World Design Conference nel 1960. Tange era il mentore di un gruppo di giovani e promettenti studenti di architettura, tra cui Kisho Kurokawa, Kiyonori Kikutake e Fumihiko Maki, nonché di designer come Kiyoshi Awazu e il critico Noboru Kawazoe, tra gli altri. Fu così che diedero il via al loro manifesto:

Metabolismo è il nome del gruppo, in cui ogni membro propone nuovi design del mondo a venire, attraverso progetti e illustrazioni concrete. Vediamo la società umana come un processo vitale, uno sviluppo continuo dall’atomo alla nebulosa. La ragione per cui usiamo una parola così biologica, metabolismo, è che crediamo che il design e la tecnologia debbano essere una denotazione della società umana. Non vogliamo considerare il metabolismo come un processo naturale, bensì cerchiamo di incoraggiare lo sviluppo metabolico attivo della nostra società attraverso le nostre proposte.

Si capisce dunque che il movimento non si limitava alla dimensione estetica o puramente architettonica. Abbracciava anche concetti filosofici riguardanti la propria concezione della migliore forma di sviluppo sociale. Metabolismo è la traduzione di shinchintaisha (新陳代謝), che non è solo un’allusione ai suoi ideali di crescita organica e sostenibile, ma anche al concetto spirituale delle possibilità di rinnovamento e rigenerazione, in un contesto buddista.

Dove Possiamo Trovare l’Architettura Metabolista in Giappone?

La Nakagin Capsule Tower è l’esponente più famoso del movimento, ma esistono anche altri edifici di architetti legati al Metabolismo che, pur condividendo idee comuni, mostrano caratteristiche individuali di ciascuno dei loro progettisti. Potete vedere la posizione di ogni edificio sulla mappa alla fine dell’articolo.

Kenzo Tange

L’indiscusso padre spirituale del Metabolismo e uno dei più importanti architetti giapponesi del XX secolo.

Kiyonori Kikutake

Membro del gruppo fondatore del Metabolismo e figura di spicco, grazie alle sue idee innovative in termini di schemi urbanistici.

Fumihiko Maki

Ancora in attività, nel corso della sua carriera si è caratterizzato per la fusione delle tradizioni moderniste e giapponesi in ogni sua opera.

È chiaro, dunque, che l’influenza della Nakagin Capsule Tower e del Metabolismo come movimento architettonico in Giappone continua ancora oggi attraverso i suoi approcci estetici e concetti come la promozione della mobilità e della crescita sostenibile.

Tradotto da Stefania Da Pont

Toshiko Sakurai

Toshiko Sakurai

Fotografo, quindi sono. Cerco di fare del mio meglio dipingendo con la luce e mettendo insieme le parole. Sono arrivata a Tokyo da Barcellona nell'autunno del 2017 e da allora mi sono dedicata a catturare ogni angolo della città, in sella alla mia bicicletta. Quando non sono in giro con la mia macchina fotografica, di solito sto sfidando le leggi culinarie mixando le cucine di tutti i posti in cui ho vissuto.

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