Vai al contenuto principale

Popolazione giapponese: come sta cambiando la demografia del Giappone?

Cultura

Il Giappone, terza potenza economica mondiale e leader nel settore tecnologico, si trova ad affrontare una delle crisi demografiche più gravi al mondo. L’invecchiamento della popolazione, il calo delle nascite e la riduzione della forza lavoro stanno cambiando profondamente la società giapponese. Quali sono gli effetti di questa crisi demografica in Giappone? E quali strategie sta adottando il governo per invertire la rotta? In questo articolo analizziamo la situazione attuale della popolazione giapponese alla luce dei dati del censimento 2020 e delle politiche messe in campo per affrontare questa delicata transizione.

Quante persone vivono in Giappone?

Formata in origine da popoli provenienti dalla Cina, dalla penisola coreana e dalle isole del Pacifico, oggi la società giapponese è etnicamente omogenea. La popolazione del Giappone è stimata intorno ai 123,4 milioni di abitanti nella prima metà del 2025.

Foto: Ryoji Iwata

Ogni cinque anni il governo giapponese effettua un censimento nazionale della popolazione. L’ultimo censimento risale a ottobre 2020. Riguarda tutti i residenti del Giappone, compresi gli stranieri che attualmente rappresentano meno del 3% della popolazione.

Come sta cambiando la demografia giapponese?

Dal 2010 la popolazione del Giappone è in costante calo, dopo aver raggiunto il suo picco massimo di circa 128,1 milioni al censimento del 1° ottobre 2010. Nel decennio 2010–2019 la popolazione è diminuita di quasi 2 milioni di persone.

Le proiezioni demografiche indicano un continuo spopolamento, con il rischio di scendere sotto i 100 milioni già intorno al 2050 e toccare quota 90 milioni durante gli anni 2050‑60. Addirittura, alcune stime proiettano che entro il 2100 la popolazione potrebbe dimezzarsi rispetto a quella attuale. Come vedremo, le cause di questo declino demografico si trovano alle due estremità della piramide dell’età: troppo pochi nuovi nati e anziani sempre più longevi.

Giappone: un Paese con poche nascite

Il principale problema demografico del Giappone è il tasso di fecondità, tra i più bassi al mondo: era di 1,33 figli per donna nel 2020, in calo a 1,30 nel 2021, 1,26 nel 2022 e solo 1,20 nel 2023, un minimo storico. Nonostante un breve aumento dopo il minimo del 2005 (1,26), il livello rimane ben al di sotto della soglia di rinnovamento generazionale (circa 2,1 figli). Il numero di nascite non è sufficiente a sostenere il ricambio delle generazioni.

Ma perché i giapponesi fanno così pochi figli? Ci sono diverse ragioni, tra cui il costo della vita, il livello di istruzione più elevato e l’aumento del tasso di occupazione delle donne in una società che rende loro difficile conciliare lavoro e maternità. Oltre all’insufficienza e all’elevato costo delle strutture di assistenza all’infanzia, la cultura giapponese del lavoro non permette a possibili future madri di fare carriera all’interno di un’azienda.

Il basso tasso di natalità è strettamente legato anche a un crescente tasso di celibato permanente. Dal 1960, questa percentuale è salita a circa 18 % per le donne e 28 % per gli uomini nel 2020. Attualmente, un sorprendente 34 % degli adulti non sposati tra i 20 e i 49 anni dichiara di non aver mai avuto una relazione sentimentale.

Età e invecchiamento della popolazione giapponese: sempre più centenari

Un tratto essenziale della demografia giapponese è l’aspettativa di vita, la più alta al mondo: 81,41 anni per gli uomini e 87,45 anni per le donne nel 2020. Nel 2060 si stima che l’aspettativa di vita raggiungerà 84 anni per gli uomini e 90 anni per le donne.

Queste aspettative di vita sempre più lunghe portano naturalmente a un invecchiamento progressivo della popolazione. La generazione del baby boom, nata tra il 1947 e il 1949, è oggi diventata una fascia demografica composta da anziani. Inoltre, la società giapponese sta invecchiando più rapidamente che mai, e più velocemente di qualsiasi altro paese al mondo. Attualmente, in Giappone vivono circa 36 milioni di persone con più di 65 anni. Nel 2019, esse rappresentavano il 28% della popolazione giapponese, contro il 12% nel 1990 e meno del 6% nel 1960.

Foto: Joey Huang

Il rapporto demografico tra le persone di età compresa tra i 15 e i 64 anni (considerate potenzialmente attive nella forza lavoro) e quelle con più di 65 anni (considerate presumibilmente in pensione) è anch’esso in costante diminuzione. Nel 1980, c’erano 7,4 persone in età lavorativa per ogni anziano; nel 2010 questo numero è sceso a 2,7. Le stime future non sono particolarmente ottimistiche: si prevede un rapporto di 1,8 nel 2030 e di appena 1,3 tra il 2050 e il 2060.

Nel frattempo, il numero di ultracentenari è salito a circa 75.000 nel 2019. La tradizionale dieta giapponese, già nota per favorire la longevità, trova un esempio particolarmente emblematico nelle isole meridionali di Okinawa, famose in tutto il mondo per uno stile di vita sano che contribuisce a mantenere viva una numerosa comunità di residenti centenari.

Secondo il rapporto “Proiezioni demografiche del Giappone” pubblicato nel 2012 dall’Istituto nazionale di ricerca sulla popolazione, il numero degli anziani continuerà ad aumentare. Le stime prevedono che entro il 2060 gli over 65 rappresenteranno il 38% della popolazione giapponese e gli over 75 quasi il 27%.

Conseguenze dell’invecchiamento della società giapponese

Questo invecchiamento veloce grava sulle finanze pubbliche. Infatti, implica un aumento delle spese di sicurezza sociale e un peso crescente nel finanziamento delle pensioni, compromettendo così l’equilibrio di bilancio tra contributi previdenziali e prestazioni sociali.

Un’altra conseguenza dell’invecchiamento della popolazione giapponese è la crescente carenza di manodopera. Questo fenomeno non solo spinge sempre più anziani a continuare a lavorare anche dopo l’età pensionabile (complice l’entità ridotta delle pensioni), ma favorisce anche una maggiore partecipazione delle donne al mondo del lavoro: nel 2019, il 73% delle donne giapponesi era occupato, rispetto al 57% nel 1990.

Tuttavia, il basso tasso di natalità e la forza lavoro in costante diminuzione continuano a rallentare la crescita economica complessiva e a influenzare negativamente le dinamiche commerciali, sia a livello regionale che internazionale. La società giapponese, fortemente segnata dall’invecchiamento, rappresenta un caso unico a livello globale – e in particolare in Asia – dove almeno il 28% della popolazione giapponese ha più di 65 anni, contro il 15% in Corea del Sud e l’11% nella Cina continentale.

Soluzioni alternative per rimediare all’invecchiamento della popolazione

Per far fronte a quest’allarmante mancanza di manodopera, il Giappone sta esplorando varie soluzioni.  Il governo giapponese ha avviato diverse iniziative per incoraggiare la natalità, tra cui sussidi familiari, asili nido gratuiti per le famiglie a basso reddito, congedo di paternità, agevolazioni fiscali e persino la nomina di un apposito ministro incaricato di affrontare il calo delle nascite. Resta però da vedere se queste iniziative, pur ben intenzionate, porteranno effettivamente dei risultati.

Oltre alle iniziative volte ad aumentare la natalità, alcuni funzionari al più alto livello del governo hanno riconosciuto la necessità di ricorrere a più lavoratori stranieri. Ma l’opinione pubblica è spesso riluttante ad accettare questa idea e allentare le politiche sull’immigrazione rimane una questione delicata.

Foto: Lukas

Alcune voci spingono quindi verso un maggiore ricorso alla robotica. Alcuni robot umanoidi, come “Pepper”, vengono già utilizzati in vari contesti pubblici, tra cui negozi, banche, stazioni e ospedali . Con la crescente carenza di manodopera in settori come l’edilizia e l’impiantistica, il numero di robot impiegati potrebbe aumentare. Questi sistemi automatizzati trovano applicazione anche sulle catene di montaggio, nei lavori pericolosi o in quelli che richiedono elevata precisione o resistenza fisica.

Il Giappone detiene il primato mondiale per l’aspettativa di vita, ma allo stesso tempo registra uno dei tassi di natalità più bassi. La popolazione non solo sta diminuendo, ma sta anche rapidamente invecchiando. Di fronte a questa complessa crisi demografica, il Paese sta cercando di reagire esplorando diverse strade: soluzioni interne come l’incentivazione delle nascite e lo sviluppo della robotica, ma anche strategie esterne come l’apertura graduale all’immigrazione. La sfida è ormai cruciale per il futuro della società e dell’economia giapponese.

Articolo originale del 2021 tradotto da Irene Burricco; aggiornato a luglio 2025.


Questo articolo è stato pubblicato in Cultura e taggato da Marie Borgers. Aggiungi ai preferiti il permalink.

Marie Borgers

Originaria di Parigi, sono arrivata in Giappone all'inizio del 2020 e mi sono stabilita a Nagoya. Ogni viaggio per me ha un suo profumo distinto, mi affascina vedere come si vive dall'altra parte del mondo, mi appassiona la storia. Sono colpita in particolare dai luoghi religiosi e spirituali. Amo gli shock culturali che scuotono le nostre abitudini e la nostra visione del mondo e ci turbano nel profondo.

5 articoli

No Comments yet!

Your Email address will not be published.