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Chi segue manga, anime o serie tv giapponesi avrà sicuramente già sentito nominare la parola senpai. Significa una persona che ha un’età superiore e/o più esperienza in un determinato ambiente, settore o disciplina. In una società gerarchica come quella giapponese, classificazioni come questa assumono un ruolo importante e si riflettono nelle relazioni sociali. Per questo, è importante comprenderne il significato, le implicazioni culturali e saperle usare in maniera corretta.

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Cosa vuol dire senpai? Cosa vuol dire kohai?

La parola senpai è strettamente legata a un altro termine, kohai. Già dai caratteri si capisce come viaggino in coppia.

Senpai si scrive 先輩, dove 先 sta per “precedente, prima” e 輩 per “compagno”. Kohai si scrive invece 後輩, dove 後 sta per “successivo, dopo” e 輩 sempre per “compagno”. Questi caratteri suggeriscono come la linea del tempo stia alla base del concetto. Un senpai è qualcuno che, per età o percorso di vita, è “arrivato prima” e quindi ha più esperienza. Di conseguenza, il kohai è chi “arriva dopo” e quindi ha meno esperienza e una posizione inferiore.

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Come e quando si usano questi termini?

Prima di tutto si possono usare come sostantivi, per indicare persone che sono in una posizione di senpai o kohai. Per esempio, può capitare di usarli per parlare dei compagni di scuola che frequentano una classe più avanzata, oppure di un collega appena assunto in ufficio. 

“Ti presento la tua senpai!”

Nel caso di senpai, è possibile usare la parola anche per riferirsi direttamente alla persona in questione, come segno di rispetto, invece di chiamarla per nome.

Senpai può diventare anche un suffisso da aggiungere al nome o al cognome (per esempio, Tanaka-senpai). Questi ultimi due usi non valgono invece per la parola kohai

La cultura del rapporto tra senpai e kohai in Giappone

Il rapporto senpai-kohai risale alla storia antica del Giappone. Deriva dalle dottrine confuciane e dal sistema giapponese di famiglia tradizionale. Uno dei concetti principali del confucianesimo, infatti, è quello di rispetto verso i propri avi e verso gli anziani. Questo va di pari passo con la virtù della pietà filiale. All’interno del sistema familiare tradizionale, a capo della casa è il padre, che ha il completo controllo e verso il quale è doveroso mostrare obbedienza e umiltà.

Negli anni molte cose sono cambiate, ma il concetto di anzianità e gerarchia è ancora forte nella società giapponese. Il rapporto senpai-kohai è riscontrabile principalmente in due ambiti: la scuola e il mondo del lavoro.

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Senpai e kohai a scuola

Nella vita di una persona giapponese, la prima esperienza con il concetto di senpai e kohai è solitamente a scuola, a partire dalle scuole medie. I compagni degli anni successivi diventano i propri senpai, e man mano che si avanza di classe si acquisiscono dei kohai.

Uno degli ambiti scolastici in cui questo rapporto viene sottolineato è soprattutto quello dei bukatsu, le attività sportive o culturali che gli studenti svolgono nel doposcuola. In questi circoli, infatti, interagiscono studenti di diverse età. Soprattutto in alcune discipline, i bukatsu hanno un’organizzazione gerarchica e i ruoli all’interno del club sono diversi per senpai e kohai. Dai kohai, infatti, ci si aspetta che svolgano le mansioni più umili, come pulire gli ambienti o riordinare le attrezzature. I senpai, inoltre, si sentono a volte in diritto di rimproverare o punire i compagni più giovani.

Questo si basa sull’idea che per imparare sia necessario mostrare obbedienza verso i più esperti. In un certo senso, il bukatsu è considerato un luogo in cui far pratica del senso di umiltà e collaborazione necessario per vivere in una società basata più sulla collettività che sull’individualità.

La figura del senpai, comunque, non è per forza vissuta negativamente, anzi. Può rappresentare un riferimento, una persona da stimare e ammirare o addirittura, come insegnano gli anime, per cui avere una cotta segreta.

Senpai e kohai in ufficio

Anche se le cose stanno cambiando e diventando più flessibili, tradizionalmente in Giappone il posto fisso in azienda è sempre stato alla base del mondo del lavoro. Ne consegue, quindi, l’importanza data all’anzianità e alla gerarchia nelle relazioni interpersonali tra colleghi.

Il rapporto tra senpai e kohai è diverso da quello tra superiori e subordinati e si applica di solito a impiegati giovani che ancora non hanno fatto carriera. Il senpai è chi è arrivato prima in azienda e di solito ha il ruolo più o meno implicito di fare da guida ai nuovi arrivati. In pratica, è una figura simile a quella del “mentore”.

Capita spesso, tra le altre cose, che il senpai paghi il conto di un kohai nei momenti di socializzazione fuori dall’ufficio. Per contro, un “buon” kohai deve mostrare rispetto e saper accettare consigli e critiche, facendone tesoro.

I senpai a volte pagano il conto dei loro colleghi più giovani.

Oltre a scuola e lavoro, altri ambiti in cui si può ritrovare il concetto di senpai sono gruppi e organizzazioni dove è significativa l’anzianità o l’esperienza. Per citare qualche esempio: palestre di arti marziali, scuole di arti e discipline tradizionali, squadre sportive e così via.

I senpai nei manga e negli anime

Gli anime e i manga riflettono ovviamente la società e la vita quotidiana in Giappone, perciò si vedono spesso scene che rappresentano il rapporto tra senpai e kohai, soprattutto nelle storie ad ambientazione scolastica (come Your Name di Makoto Shinkai). 

Un aneddoto curioso? Nel 2012 la community anglofona degli appassionati di anime ha dato vita al meme “notice me, senpai”, ispirato a un ruolo idealizzato e romanticizzato dei senpai. Nonostante questa specifica frase non comparisse in realtà in nessun anime, è diventata molto popolare su Internet.

Nella relazione senpai/kohai ci sono sicuramente delle analogie con il rapporto tra matricole e studenti più anziani nelle scuole occidentali o ahimè anche nel fenomeno del “nonnismo”, ma è innegabile che in Giappone questo sistema sia molto più radicato nella società e nel linguaggio. Questa mentalità, tuttavia, sta gradualmente cambiando, con l’evoluzione del mondo del lavoro e l’aumento di studenti stranieri o persone che hanno vissuto all’estero. Andrà progressivamente sparendo o rimarrà nella tradizione?

Stefania Da Pont

Stefania Da Pont

Traduttrice e insegnante di giapponese, vivo in Italia ma mi sento a casa in Giappone. Bevo molto tè verde, leggo tanti libri, viaggio appena posso, colleziono bambole kokeshi e ceramiche giapponesi. Il karee raisu è il mio comfort food.

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